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Elogio contemporaneo della mediocrità

Opinionista: 

La vita è davvero sconcertante. Studi, ti professionalizzi, provi ad esercitare col massimo impegno il tuo lavoro e, poi, ecco che uno qualsiasi mette la freccia e ti sorpassa, dall’alto della sua mediocrità. Inutile chiedersi il perché. Il mondo gira così. Dovunque, direi in qualsiasi ambiente, l’incapace ha sempre maggiori chance per arrivare al traguardo. Perché non preoccupa, perché non fa ombra, perché non sollecita paure, perché resta fatalmente più addomesticabile. I colleghi non lo stimano ma lo sopportano, comunque. Perché il capo, al di là di tutto, può sempre inventarsi qualche rappresaglia, creare problemi per le ferie, infastidire sui carichi di lavoro. Insomma, si può lottare fino in fondo per il vertice. Ma, dopo la scelta, appare utile rientrare in gruppo ed evitare di inimicarsi il numero uno. Pur sapendo di essere migliori, pur valutando la propria, oggettiva superiorità professionale. Vorrei consigliare a molti di non esporsi mai eccessivamente. Coltivare le proprie ambizioni un po' in silenzio, senza mostrare particolari qualità, tenendo eternamente un profilo basso. Osservando verso chi ha il dovere della scelta un atteggiamento prudente, umile, estremamente fedele, sempre complimentoso. Gli uomini non sono mai alieni dalla lusinga. È stato sempre così, nei secoli. Ed avere un interlocutore tanto attento quanto modesto, tanto devoto quanto disponibile incoraggia la tranquillità delle proprie scelte. Spazio alla mediocrità, quindi, senza attese ed incertezze. E, paradossalmente, pollice verso indicato contro i migliori che dovranno trovare altre strade per far valere i loro meriti. È, per certi versi, il vero trionfo dell’anticultura, di una vita più leggera, presa senza particolari patemi, giocata su più tavoli. Sapendo, sin dall’inizio, che la tua qualità, spesso, non è un vero valore ma un limite. Legato ad una società moderna che, a qualsiasi livello, sembra preferire la rivalità dei mediocri.