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Germania più europea grazie ai profughi

Opinionista: 

Riprendo il tema dei migranti-rifugiati e tengo insieme i due termini perché ritengo strumentale e manichea la distinzione tra chi fugge dalle guerre e dalle distruzioni e chi abbandona disperato la sua terra perché rischia di morire per fame e povertà, anche perché molto spesso sia le guerre che la miseria sono le conseguenze di scelte sbagliate, miopi e scellerate delle potenze occidentali. Comunque non è certo da sottovalutare la “svolta umanitaria”, specialmente dopo che tutti i media del mondo hanno dato rilievo all’agghiacciante foto del bambino siriano annegato nel mare di Bodrum, l’antica Alicarnasso che quasi a voler rendere omaggio a un suo illustre figlio, Erodoto, contribuisce a scrivere una pagina che resterà nella memoria e nei libri di storia. Ma quali sono le ragioni della svolta umanitaria della Germania di Angela Merkel? Certamente quella dell’effetto scioccante di quella foto. D’altronde la storia recente e passata è piena di foto e filmati che hanno impresso altre svolte e mobilitato altre coscienze e moltitudini: si pensi alle immagini degli aerei che abbattono le torri di New York, a quella della bambina che viene freddata a sangue freddo dal soldato nordvietnamita, a quella del Che Guevara morto ed esposto ai lampi dei fotografi, al giovane cinese che si piazza dinanzi al carrarmato nella piazza di Tienamen. Ma non si tratta solo di questo, solo della reazione provocata da quella foto simbolo della barbarie e della disumanità. Finalmente paesi sinora recalcitranti si sono resi conto che l’ondata migratoria non investe più solo l’Italia e la Grecia (lasciate spesso e volentieri sole a fronteggiare la situazione) ma sta toccando tutta la fascia dei paesi dell’Europa orientale, attraversati da migliaia di profughi che cercano di arrivare nell’opulenta Germania o nei paesi scandinavi. Resta comunque il forte segnale di solidarietà che viene dagli applausi dei comuni cittadini tedeschi verso i profughi giunti alla stazione di Monaco. Ma la svolta della Merkel non ha solo contenuti solidaristici e umanitari. Essa ha naturalmente anche risvolti politico-elettorali, giacché è grande il timore di perdere voti a favore dei socialdemocratici. Ma risponde anche e forse soprattutto ad esigenze di carattere economico e sociale. La Germania, come buona parte dei paesi europei, soffre di una grave crisi demografica e nel mediolungo periodo ha bisogno di forza lavoro, anche qualificata (e una buona fetta dei siriani che vogliono andare in Germania hanno una istruzione universitaria e di scuola superiore o hanno alle spalle specializzazioni nel campo della medicina, dell’ingegneria e della chimica) che comporterebbe un incremento notevole del Pil e eviterebbe una crisi catastrofica del Welfare costretto a pagare un surplus insostenibile di pensionati. Comunque, i governanti vanno giudicati, a mio avviso, per quel che effettivamente fanno e per come operano nell’ora e nel qui. E, fino a prova contraria, dobbiamo stare alle dichiarazioni rilasciate dalla Merkel il 6 settembre al “Berliner Morgenpost”. «Abbiamo chiare basi giuridiche che derivano dalla nostra Costituzione. Il diritto fondamentale all’asilo non fissa un limite al numero di chi lo richiede. Come paese forte ed economicamente sano abbiamo la forza di fare ciò che è necessario». Il risveglio dei valori etici del cosmopolitismo kantiano – ha osservato Claudio Magris - non cancella certo le gravi colpe tedesche del passato e non trasforma improvvisamente i tedeschi in un popolo di santi, né deve mettere in sordina la difesa egoistica del proprio benessere mostrata nella politica finanziaria ed economica imposta ai paesi non in regola con i conti. Resta, come ancora Magris giustamente suggerisce, il fatto che all’incubo del passato di un’Europa tedesca sembra contrapporsi la realtà confortante, almeno per il momento, di una Germania europea.