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In Germania servirà un Napoli cattivo e scaltro

Opinionista: 

Strategia dell’assalto al Castello del Lupo (traduzione letterale di Wolfsburg) rinviata di poche ore. Il sorteggio è stato quel che è stato. Diciamo non fortunatissimo, va. Dici: vabbe’, tanto adesso so’ tutte forti… Vero, ma i tedesconi hanno appena matato l’Inter, e pure senza discussioni né dubbi. Il quarto di finale di coppa uscito dall’urna di Nyon per gli azzurri non è assolutamente comodo, anzi. Pur se è anche vero che la scelta era ristretta, visto che come si sa, quando il gioco si fa duro a giocare restano sempre e solo i famosi duri. Però prima di quel lupo tedesco c’è da pensare all’Atalanta che, anche se non più affidata al digrignante Colantuono, resta sempre una brutta bestia anche con Edy Reja, che Napoli, guarda un po’, conosce bene, stra-bene... Lui è tecnico che non inventa niente, che però sa come si sta in campo e il buon senso non gli è mai mancato, anzi è il suo punto di forza (oltre a saper accettare il responso del campo senza accampar scuse). Piuttosto la nostra preoccupazione è relativa alla double face azzurra tra campionato e coppa. In Europa ci si sente tutelati dalla comprovata ‘struttura’ europea di Benitez, dalla sua altrettanto celebre attitudine nel giocare le partite senza appello, quelle definitive. Insomma Wolfsburg intriga, ci rimanda al quarto di secolo fa, alla gloria maradoniana. Ci farà anche sognare, ma quella è roba molto molto seria, per la quale non basterà il Napoli assennato, il Napoli scolaretto diligente che ha conquistato con pieno merito, il traguardo dei quarti di Europa League facendo fuori la Dinamo Mosca: per il Wolfsburg servirà una squadra più cattiva, per esser chiari, assai più figlia di donna dai facili costumi. Sennò si finisce dietro la lavagna con le orecchie d’asino posticce sulla testa. Corrono, corrono, corrono, e fanno pure correre la palla. In Bundesliga inseguono (da molto lontano: 53 punti a 64) il Bayern Monaco, la corazzata di Guardiola, però possono vantarsi d’averlo battuto, e in Europa finora non c’è riuscito nessuno. Il loro babau è il ragazzo di natali crotonesi Caligiuri, un’iradiddio che macina chilometri, che ha macinato anche l’Inter e che Mancini si sognerà a lungo. Come si sognerà Dieter Hecking, il tecnico dei sassoni che ha impartito il suo credo: la squadra gioca con lucida, efficacissima semplicità. Ognuno sul campo sa dove andare e quando farlo, il Wolfsburg sa correre e pressare (eccome se lo sa…), con l’Inter ha accelerato quando doveva, però ha anche rallentato, un computer. Benitez avrà modo di pensarci da lunedì, per ora meglio che abbia in testa solo quello stadiolo infido che si chiama Azzurri d’Italia e le maglie nerazzurre di Bergamo. E’ campionato, purtroppo…