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Giovani senza lavoro, imprese senza tecnici

Opinionista: 

In Germania gli studenti che frequentano gli istituti tecnici superiori sono in numero decine di volte maggiore di quello italiano. È un handicap per le imprese del nostro Paese, che spesso stentano a trovare profili professionali adeguati. Si tratta di un paradosso, in un Paese che ha un tasso di disoccupazione giovanile pari al 32,7%. Ed è una situazione che potrebbe peggiorare, se non vi si pone rimedio. La rivoluzione 4.0, infatti, sta profondamente cambiando l’industria mondiale. Di conseguenza, come in tutte le grandi svolte epocali, si modificano modelli organizzativi, strumentazioni e skills richiesti ai soggetti chiamati a presidiare il processo produttivo. Poco meno della metà dei lavori svolti attualmente nel mondo da persone fisiche potrebbero essere automatizzati, con effetti potenziali, restando alla sola Italia, per circa 11 milioni di persone. La politica, le strategie delle imprese, le resistenze culturali potranno rallentare certe evoluzioni, ma il progresso alla lunga è inarrestabile. Se la tecnologia migliora un prodotto o un servizio o lo rende meno costoso, non si può che prenderne atto. Per evitare catastrofi sociali, l’unica soluzione sta nel formare nuovi profili professionali e aggiornare quelli che possono ancora recitare un ruolo importante in futuro. In Italia l’ultima legge di bilancio è intervenuta parzialmente al riguardo, arricchendo la gamma degli incentivi per promuovere l’impresa 4.0. Particolarmente significativa è la previsione di un credito d’imposta del 40% per sostenere la spesa per la formazione delle nuove figure necessari alla rivoluzione digitale. Un campo su cui, invece, resta ancora insoddisfacente l’impegno istituzionale sul versante formativo, è quello delle piccole imprese di grande tradizione e dell’artigianato d’eccellenza, che sostanzia tanta parte del nostro made in Italy. In tantissimi casi, ci si trova di fronte a prodotti di elevata qualità, con un mercato piccolo ma consolidato e potenzialmente espandibile, soprattutto oltre i confini nazionali. Una delle criticità è il passaggio generazionale, la mancanza di ricambio, per lo più causata da costi insostenibili, in termini di tempo oltre che di denaro, per una micro impresa o per un maestro artigiano. Anche in questo settore, incentivare la formazione significherebbe investire per il futuro del Paese. Si potrebbero integrare gli interventi, agevolando, insieme alla formazione, processi di innovazione e modernizzazione necessari a rinverdire i successi del prodotto italiano.