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Hanno “liquidato” anche la Seconda Repubblica

Opinionista: 

Fu necessaria una “epopea”, quella di Mani Pulite, con il suo lugubre “tintinnare di manette”, per mettere fine alla Prima Repubblica. Ora sono bastati, solo un anticipo, pochi voti e tante, troppe, astensioni, per “liquidare” la cosiddetta Seconda Repubblica, in effetti mai consolidata come sistema politico, di cui ad un bipolarismo mai effettivamente nato. Una rivoluzione democratica “gentile”, con protagonisti non sempre credibili. Il voto recente nelle grandi città, di cui anche alle astensioni consapevoli, è andato al di là dei meriti degli stessi vincitori. A prescindere da Milano e Napoli, la vittoria del Movimento Cinque Stelle ha segnato una chiara volontà dell’elettorato: di rinnovamento (ma il suo non voleva essere tale?) secondo Matteo Renzi. E non di protesta: ipse dixit. Come che sia, il segnale è chiaro e suona ammonitore anche in vista del referendum. Certo, fa “specie” vedere anche le vittime certe, come potrà essere Forza Italia, o quel che ne resta, andare a braccetto con i sicuri “carnefici”, come sarà il Movimento Cinque Stelle. Ma, si sa, l’odio è più forte dell’amore, soprattutto quando sono in campo soggetti, che devono essere pieni di complessi, come appare Renato Brunetta, capogruppo di quel partito alla Camera. Ma la stessa meraviglia la può destare Salvini e la Lega, così come quelli che annunciano il No al Referendum, fra illustri “scienziati” del Diritto ed arrabbiati “rottamati” del Pd. Insieme alla sua minoranza interna. Già si scommette sulle soluzioni in caso di sconfitta di Renzi, che troppo tardi sta tentando disperatamente di smarcarsi, al referendum: ci saranno le elezioni, e con quale legge elettorale, o ci sarà un Governo di transizione, sostenuto da tutti gli eventuali vincitori, che vari la nuova legge elettorale?! Mi permetto di pensare, che, in quel caso, chi vorrà più fortemente le elezioni, oltre allo stesso Renzi, sarà il Movimento Cinque Stelle, che non farà accordi con nessuno. E non vorrà fare neppure “prigionieri”. In fondo ottobre è vicino. Presto ne sapremo di più: anche sulle “sorti” della politica e dei partiti. Epperò l’esito infausto del referendum inglese avrà conseguenze sulla situazione italiana. Niente sarà come prima. IL REMAIN DA INCUBO. Un risveglio da incubo quello di venerdì 24 giugno. Mi ero addormentato con la certezza diffusa, di cui alle notizie di tutti i telegiornali, della vittoria del “remain” in Europa, seppure risicata, e mi sono svegliato con la notizia della sconfitta dolorosa e lacerante. Non è bastato il tragico sacrificio della deputata laburista Jo Cox, autentica Martire d’Europa, per ribaltare una tendenza, annunciata dai sondaggi. Romano Prodi, nel denunciare errori, anche tattici di Cameron, (annunciò il referendum per “salvarsi” nelle elezioni legislative), a botta calda sostiene che i ricchi hanno votato per restare in Europa, mentre le aree del disagio, dell’indigenza, del bisogno, dell’insicurezza hanno votato perché l’Inghilterra uscisse. Probabilmente è vero in quest’Europa dominata da spread e dalla rigiditàausterità tedesca. Quello che è accaduto, comunque, avrà conseguenze tragiche. L’effetto domino è annunciato, i referendum “fioriranno”, anche da noi, a cominciare da quello sull’euro, i muri si rafforzeranno, le frontiere si chiuderanno sempre di più. Una tristezza, anche personale: nel 1989, quando misi piede nel Parlamento Europeo a Strasburgo, soffiava il vento della speranza di un tempo migliore. I muri cadevano e forte cresceva l’entusiasmo: l’anelito di Libertà infrangeva la “cortina di ferro”. Ricordo ancora il primo convegno, ebbi l’onore di essere fra i relatori, dopo la caduta del Muro di Berlino. Si tenne a Praga: era ancora povera, ma già si respirava area nuova. E poi l’assemblea di tutti i parlamentari europei del Pse a Berlino, con tanti di noi intenti a “scalpellare” i resti del Muro per averne ricordo. L’entusiasmo si tagliava a fette: la riunificazione tedesca era solo questione di tempo. L’Europa l’avrebbe sostenuta e finanziata: lo hanno dimenticato anche i tedeschi. Un secolo fa. Ci saranno uomini, protagonisti in grado di riscuotere la fiducia dei popoli europei per recuperare i valori fondanti dell’Unione, la pace, la solidarietà, l’uguaglianza nella libertà? Questa è la speranza, ma oggi è il giorno della tristezza e del pessimismo. SENZA SPERANZA. Che brutto e triste quadro sta venendo fuori: di Napoli e il suo entroterra. Stupri, violenze, incesti, degrado e, sullo sfondo, la camorra incalzante con nuovi “protagonisti”: donne e “bambini”, cresciuti troppo in fretta. Come si fa a risalire la china, ad invertire la rotta, e recuperare amore, bellezza, solidarietà!? Tutto pare oscuro, senza speranza. Cause e rimedi appaiono inutili ed impotenti esercizi per sociologi e psicologi. E per chi si andasse a confessare, non basterebbero le canoniche giaculatorie, comminate per penitenza, a risvegliare coscienze attratte dalla ricerca di “piaceri”, sporchi, immediati. E cosa diciamo a quelle ragazzine, che si prostituiscono, nella indifferenza, anche delle famiglie, per un po’ di smalto e qualche ricarica di cellulare?! Indifferenti anche allo scempio del loro corpo ad opera di chi si sente “legittimato” a pretendere qualsiasi “prestazione”, perché “forte” del vile denaro, che getta in faccia all’innocenza sporcata. Chi parlerà a quelle ragazzine, quali argomenti potrà portare per convincerle a… guardare il sole, a godersi la luce della loro giovinezza e della bellezza del proprio corpo? In certe aree, in certi ambienti, pare che neppure la speranza abbia diritto ad esistere. Né mi consola il pensiero che in aree “altolocate” accade altrettanto, e di più, nel segno di una ricchezza senza qualità: sul piano della dissacrazione alla ricerca di perversioni estreme e su quello dell’accaparramento del denaro. Anche a costo di corruzione e di malversazioni di ogni sorta. Nelle banche, nelle professioni, nell’alta finanza. E non solo. A prescindere dalle consuete eccezioni.