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I focolai impetuosi di guerra globale

Opinionista: 

È un pericoloso e temibile allarme che si avverte nel mondo e intorno a noi, non è più una semplice suggestione o un soggetto di discussione teorica, l'ipotesi strumentale sta cedendo sempre più il passo ad eventi così concreti e coinvolgenti nella loro drammaticità, da incrinare seriamente il senso di fiducia in un futuro senza conflitti, senza odio razziale o di religione, senza il totale impoverimento dei cittadini del globo, inermi di fronte alla prevaricazione e alla strategia disuguagliante e fratricida di potentati politici, economici e di pensiero. I tumulti impetuosi di guerra sembrano sovvertire l'antica piramide strutturale del nostro presente in un imbuto schematico, dove la base, stanca, defraudata e suo malgrado irregimentata in un lotta senza senso, preme con tutto il peso delle sue angosce, dei suoi tormenti irrisolti, verso la strozzatura di una vetta, non più egemone e dispensatrice di favori o destini prediletti, ma schiacciata e impotente, per la sua stessa fame smisurata di potere, di arrogante supremazia sulle menti e sulle vite degli abitanti di questa terra, martoriata, deturpata, sfregiata e dilaniata da una sanguinosa e costante violenza, e depauperati della loro stessa umanità, a profitto di pochi. È l'inizio del Caos? No, è soltanto un'amara ed onesta constatazione degli eventi catastrofici, non naturali ma per mano dell'uomo, che stanno squassando il nostro pianeta, ovunque, a macchia di leopardo, e che tendono ad impoverirne la grande ricchezza umana e spirituale, e che destano terrore: dalle stragi del Califfato che non desistono e tagliano la testa a chiunque non si allinei al suo credo delirante e a qualsiasi memoria di una cultura ancestrale e meravigliosa, alla guerra già in atto in Ucraina, con marce pettorute e missili d'ultima generazione che rinfocolano l'orgoglio decaduto e mortificato dell'antico militarismo russo, dalle migliaia di pericolosi sconfinamenti aerei che si registrano nei cieli e negli emisferi più impensabili, agli eccidi nelle scuole statunitensi, dove il primo giocattolo da regalare ad un bambino è un'arma da fuoco con cui esercitarsi al poligono, per poi perfezionarsi nell'assassinio metodico dei propri coetanei. Ma è anche la consapevolezza di sussulti di guerra, nascosti, avvolti da un silenzio complice, dietro scenografie quotidiane, che diventano terreno fertile di un totale default del convivere civile. Parliamo, ad esempio, della nuova guerra di acquisizione che Germania e alleati hanno messo in atto per una nuova e duratura colonizzazione della palude europea, delle risposte chiare e dei messaggi inequivocabili di protesta, che i popoli di mezza Europa hanno lanciato, dalla Spagna alla Gran Bretagna, dall'Irlanda alla Danimarca, dalla Grecia ad una consistente parte dell'opinione pubblica italiana, e in quei paesi che gravitano nell'orbita di un futuro europeismo, ma che di fatto ne risultano l'idea antitetica più schietta. È già guerra d'idee sul problema gravissimo ed umanitario delle migliaia di migranti, emergenti quotidianamente dal mare, come se fossero tirati su da reti a strascico, una massa di carne umana, a cui è stata già negata la dignità prima di accoglierla e di cui si discute a tavolino come di una zavorra di cui ci si vuole disfare al più presto. È guerra in questa Italia impazzita e senza risorse, dove gli scandali, le appropriazioni indebite, le ruberie e gli omicidi restano ancora per la maggior parte impuniti, ma si danno circa 13 anni di carcere, gettando via la chiave, a Corona, perchè ha osato fotografare troppo e le persone sbagliate, o, diciamo la verità, perché è oltremodo antipatico, odioso ed arrogante. La merda istituzionale e amministrativa, per dirla col sindaco di Roma, Marino, ci copre fino ai capelli, ma noi non facciamo una piega di fronte al gioco delle parti, al disprezzo per i cittadini che masturba l'aria della Regione Campania, dove forse l'unico impiegato abilitato, in questo momento, a prendere una decisione, è l'usciere o l'ascensorista! E il colmo è che dobbiamo ringraziare la disturbante, ma salvatrice presenza di un riemergente M5S, se non vogliamo svegliarci un giorno all'improvviso, con fantasmi rivoluzionari e pericolose reminiscenze terroristiche, perchè purtroppo chi non riesce a giungere alla fine del mese, non può più essere rabbonito da una serie ininterrotta di twitter ed è già stanco del Renzi calante e fortunello. Ed ecco puntuale, come un faro nell'oscurità, il pensiero di Francesco che, con la precisione delle sue guardie svizzere, passione francescana e rigore gesuitico, pubblica l'enciclica “Laudato sí”, certamente una pietra angolare della dottrina bergogliana. L'avvertimento, l'esortazione pastorale e la valutazione sociopolitica racchiudono una sfida epocale. Papa Francesco, come sempre, non lascia fraintendimenti, e prosegue nel solco tracciato, usando le pagine dell'enciclica come summa compendio del suo pontificato itinerante fra gli scogli di un mare nemico ed infido. I popoli hanno pagato troppo, per il profitto di pochi, c'è da invertire la rotta se non si vuole rischiare la fine culturale, spirituale ed economica degli abitanti della terra, non più dono del Signore, ma terreno di morte e di cataclismi indotti dalla ingordigia e l'insensibilità umana. C'è forse ancora tempo per evitare una tragedia finale e senza alibi, per ridare vita ad un progetto rivoluzionario, senza ricorrere alle armi, con la reale forza della carità cristiana.