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I politici sbagliano ma anche i cittadini

Opinionista: 

Che i partiti non riscuotano le simpatie della gente, che ad essi attribuisce la principale responsabilità del malfunzionamento del paese, è cosa nota. Ma, a costo di apparire impopolari, vorremmo far sommessamente presente che sul banco degli imputati i partiti non possono sedere da soli e che, accanto a loro, dovrebbero sedere proprio coloro che ne sono i principali accusatori, vale a dire i cittadini elettori che sono i loro dante causa. A suggerire queste riflessioni sono i risultati di un sondaggio, effettuato da un autorevole istituto di ricerca, l’Ipsos, per il Corriere della sera. Emerge, da questo sondaggio, che, se si votasse oggi, il Movimento Cinquestelle di Beppe Grillo sarebbe in cima alle preferenze degli italiani. Qualora questi risultati dovessero essere confermati - considerando che la nuova legge elettorale dovrebbe prevedere un premio di maggioranza per il partito in grado di raccogliere il maggior numero di consensi – a governarci dovrebbe essere l’ex comico genovese o chi per lui. A completamento di questa notizia non possiamo fare a meno di sottolineare che il sondaggio è stato effettuato dopo le ultime vicende delle quali il Movimento grillino è stato protagonista in Europa, nonostante le sempre più infelici prove fornite dai suoi rappresentanti nelle amministrazioni locali là dove sono stati chiamati a responsabilità di governo (Roma in testa) e malgrado il recente mutamento d’opinione del suo leader convertitosi al garantismo dopo esserne stato un fiero avversario. Abbiamo fatto riferimento al sondaggio che colloca i Cinquestelle al primo posto nella hit parade politica perché l’esito di questo sondaggio ci ha francamente stupito. Ma il consenso che Grillo continua a riscuotere (ed, anzi, aumenta) non è che una dimostrazione, tra le tante, delle scelte non sempre appropriate che i cittadini compiono. Quel che vogliamo dire, per intenderci, è che è troppo facile scaricare sempre e comunque tutte le responsabilità sui partiti. È fuor di dubbio che le responsabilità di questi ultimi siano enormi. Hanno fatto e disfatto e, con il trascorrere del tempo, hanno occupato ogni spazio possibile e immaginabile, trasformandosi da strumenti in fini. Ma questo non attenua che in parte le nostre colpe, anche perché, pur criticandoli aspramente, contestandoli e biasimando i loro comportamenti, è proprio dalle appartenenze ai partiti che ci lasciamo condizionare nelle nostre scelte. Non vogliamo, ora, riaprire una disputa, sulla quale molto latte è stato versato, ma è incontestabile che il recente voto sul referendum sia stato un chiaro segno di questa realtà. Coloro che il 4 dicembre scorso sono andati alle urne erano gli stessi che, decine e decine di volte, hanno lamentato le lungaggini del bicameralismo perfetto, invocato una riduzione del numero eccessivamente elevato dei parlamentari, sollecitato la chiusura di alcuni enti inutili, auspicato la diminuzione delle spese per la politica. Sia pure con molte, moltissime imperfezioni, la riforma sottoposta al loro giudizio, si proponeva di realizzare queste cose. Ma gli elettori, in larga maggioranza, l’hanno drasticamente bocciata facendo prevalere su ogni considerazione di merito, le indicazioni (del tutto strumentali) fornite loro proprio da quei partiti che pure contestano. Mi si consenta una notazione che può apparire di carattere personale: per chi appartiene alla mia generazione i partiti sono sempre stati uno strumento indispensabile per far politica. Per essi abbiamo considerato valido quel che Winston Churchill diceva a proposito della democrazia: è un sistema pessimo, ma non ne conosco di migliori. Tuttavia, nel gran cambiamento che caratterizza, non soltanto in Italia, l’attuale fase sociale e politica, anche la forma-partito, almeno come l’abbiamo intesa finora, è superata. È questo un grande tema sul quale metterà conto tornare: come può essere organizzata una democrazia senza partiti? È un interrogativo che fa tremare le vene e i polsi, ma i cittadini dovranno affrontarlo - ecco che torniamo alle osservazioni iniziali - con una maturità e un senso di responsabilità che consenta loro di non lasciarsi incantare, come troppo spesso stanno facendo, dal pifferaio magico di turno.