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Il Pipita più altruista del Matador Cavani

Opinionista: 

L’Italia del pallone, anzi l’Europa intera in ginocchio da lui: il giorno dopo lo show, Gonzalo Higuain ancora campeggia a tutta pagina sui giornali online del Vecchio Continente. Lo spettacolo è stato abbagliante, chi se l’è perso peggio per lui. Eppure i Grandi - intesi sia come campioni che come, appunto, prodigi tecnici (quelli di Ronaldo e Messi i primi che vengono in mente) certo non mancano. Però nell’ultima notte di coppa con la Dinamo, il pipita ha abbagliato tutti. “Higuain- Dinamo 3-1”, uno dei titoli, ma ce n’erano per tutti i gusti, e tutti con il denominatore comune dell’argentino, conosciuto sì, ma subito dopo la Dinamo santificato. Niente di più giusto, quasi di scontato. Napoli per sua fortuna è abituata alle prime pagine: i primattori argentini fanno parte della sua storia sportiva. Ma qui si tratta di godersi il superbomber, e allora la memoria non deve neanche andare troppo a ritroso. La domanda è qui: tra Cavani, ora protagonista di gol e giocate al PSG, e Higuain, chi è più forte, chi contrassegna di più le partite? Bella lotta, responso difficile, difficilissimo, dibattito aperto. Cavani aveva (ha) la qualità che rende i goleador amati e detestati allo stesso tempo. Amati dai propri tifosi, detestati dagli altri, soprattutto avversari: l’egoismo. Edinson a Napoli e ora a Parigi più che vedere la porta avversaria, la ‘sente’, quasi l’annusa. Va in una sorta di autotrans, non ce n’è per nessuno, persino il compagno di squadra diventa uno da battere sul tempo se c’è da mettere la palla in porta. Assist? Macché, soprattutto se il destinatario gli toglierebbe il gusto del gol. Egoista, ‘cattivo’, e per un goleador non è affatto una nota di demerito. Anzi. Però partecipava alle sorti della squadra facendosi un paniere enorme nelle coperture: il Napoli non era così vulnerabile sui calci da fermo anche perché in area c’era quasi sempre Cavani ad allontanare i pericoli. Una nota non da poco. Invece Higuain, eroe di queste ore, ha il senso del gol super sviluppato come lui - forse solo un filo meno - però vede meglio il gioco, vede i compagni come alleati nella caccia al gol, in una parola è certamente più altruista. Per esempio giovedì ne aveva già segnati tre, e ha messo una palla sulla testa di Callejon sulla quale c’era scritto il classico ‘basta spingere’. Il guaio è stato che Callejon non è più quello di un mesetto fa e ha ‘spinto’ fuori… Per il resto ci restano negli occhi e nel cuore i tric-trac di Mertens, che i russi ancora se lo sognano appena socchiudono gli occhi. Il folletto belga sta avendo sulla stagione azzurra l’impatto devastante che ha avuto Gervinho sulla Roma. Non si sa come prenderlo, lui guarda negli occhi il rivale diretto e appena quello fa l’errore di ricambiare lo sguardo è già fregato nell’uno- contro-uno. Finte di corpo e, appunto, di occhi, il trottolino amoroso ha già fatto marameo con la lingua di fuori inventando giocate fin troppo per gli altri. In attesa che diventi lui invece, più egoista e concretizzi tirando in porta per non diventare come l’ivoriano giallorosso che fa sempre 30 e mai 31.