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Il Sud impreparato di fronte al “Piano”

Opinionista: 

Ormai c’è una piena, e personalizzata, identificazione: il futuro “prossimo venturo”, ma che già batte alle porte, ha un nome preciso. Si chiama “Recovery Draghi” e per conoscerne meglio l’identità bisogna leggere un po’ più di trecento pagine. Primo risultato: il Piano è stato presentato a Bruxelles entro il tempo previsto, trenta aprile, senza dover ricorrere ai tempi supplementari. Sembra che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, abbia accennato a una certa, garbata meraviglia quando ha visto l’Italia allineata ai tredici Paesi, su 27, in regola con le scadenze previste. E’ bastata questa puntualità a riequilibrare un po’ la considerazione sul nostro Paese. Il britannico Financial Times ha addirittura esultato con un ”Finalmente l’Italia smette di essere ‘delinquente’ e diventa, da che era un ‘paria’ dell’Unione, un modello per la Comunità”.

*** ALLE SPALLE DI DRAGHI. Per quanto il premier le abbia larghe, non bastano a coprire le insufficienze e le impreparazioni italiane quanto a capacità progettuale, acquisizione di fondi necessari e raggiungimento di obiettivi. E’ un grosso limite non solo meridionale. Il capitolo dei fondi europei non spesi è molto indicativo. Si parla di un euro utilizzato su tre: nel bilancio 2014-2020, su 78 miliardi stanziati in nostro favore,26 risultato spesi e 52 restituiti. Immancabilmente sotto accusa il sistema amministrativo che non smette mai di essere elefantiaco e inadeguato. Con un decreto recentemente firmato (ministri Brunetta e Carfagna) si va verso l’assunzione di circa 3 mila tecnici che potranno aiutare la macchina amministrativa a camminare un po’ più velocemente. Ma subito un dubbio: assunzioni selezionate per capacità e meriti o secondo spartizione politica e familismo amorale?

*** SUD NEMICO DI SE STESSO. Quanti sono gli amministratori meridionali che, per dovere di carica e pubblica responsabilità, si sono preoccupati di avere tra le mani il testo del Piano, leggerne considerazioni, scelte e obiettivi? I comportamenti di questa prima fase non sono incoraggianti. Le sei “missioni” previste (salute meglio garantita, apparato statale più efficiente, sviluppo dell’economia e della mobilità, coesione sociale e ricerca) dispongono in tutto di 192 miliardi. Al Sud ne andranno 80.Ma invece di pensare a come spenderli bene, ne chiedono di più (“almeno il sessanta per cento”) i sindaci riunitisi a Napoli in rappresentanza di 500 colleghi.A loro non ha fatto mancare il proprio appoggio l’ineffabile de Magistris universalmente noto per la grande capacità di risolvere grandi questioni. Da par suo anche il governatore De Luca ha voluto distinguersi: i fondi per il Sud sono un bluff, chi ha scelto l’acronimo Pnrr per indicare il Piano nazionale di ripresa e resistenza, meriterebbe due anni di carcere: non è un titolo, ma la sigla di un convoglio ferroviario…

*** PROSPETTIVE POSSIBILI. Di fronte a comportamenti politici che deprimono, non mancano osservatori che sanno dare il giusto valore alle cose. Adriano Giannola, presidente Svimez, vede la realizzazione di una positiva trasversalità, ferroviaria e stradale, fra i mari Adriatico e Tirreno, lungo una linea verticale che collega il golfo di Taranto al centro Italia: un Sud che faccia sistema e che finalmente ritrovi se stesso (se prima Cristo si fermava a Eboli perché oltre non si poteva andare, ora l’alta velocità può eliminare antistoriche distanze).Importante, per le opere da realizzare in Campania, l’aiuto dei quattro commissari (Giuseppe D’Addario, Vera Fiorani, Nicola Montesano, Roberto Pagone),nominati dal ministro Enrico Giovannini per dimostrare che “lo Stato c’è”.

*** OMAGGIO AGLI SCRITTORI. Il primo è in Campania. Come già accennato, con il nuovo sistema dei trasporti (strade e ferrovie), il “Cristo” di Carlo Levi non dovrà fare più sosta forzata a Eboli. Il secondo ci porta nella Sicilia agrigentina della Valle dei templi. La messa a nuovo della strada che da Caltanissetta scende giù, renderà ben visibili i luoghi, di soggiorno e di scrittura, legati ai nomi di Luigi Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Che il Recovery-Draghi voglia considerare la cultura fonte primaria di progresso?