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Il turismo straccione e il made in Italy

Opinionista: 

Mai come quest’anno, gli stranieri invadono l’Italia. Sicuramente per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, per la sua straordinaria, decantata filosofia di vita ma anche perché  il terrorismo islamico, al momento, sembra orientarsi altrove. È, però, in larga parte, un turismo di bassa qualità. Una vacanza di gruppo, spesso tutto compreso, che deposita mandrie di stranieri nei centri storici, confinandoli, poi, la sera nell’anonimato della provincia. Li vedi così girare incerti, attentissimi ai propri euro, pronti a valutare ponderatamente anche l’acquisto di una cartolina. Un turismo un po' straccione che, tanto a Napoli quanto a Roma, cerca costantemente, ad esempio, le fontanelle pubbliche per riempire le proprie borracce, mangia timidi panini al sacco sui sagrati delle chiese, si trascina stancamente a caccia di un selfie sotto il monumento che conta. Quali veri vantaggi produca per il Paese una frequentazione di questo tipo resta un mistero buffo ma questi, purtroppo, restano i canoni che impone il turismo moderno. Il mordi e fuggi come regola di vita. Mangiano poco e male ma continuano a guardare all’enogastronomia italiana con gli occhi di una vera rivelazione. La conferma arriva puntuale, emblematicamente, dalle confezioni di pasta di tutti i tipi che affollano i nostri luoghi turistici. Tanto Spaccanapoli quanto, ad esempio, Campo dei Fiori a Roma sono letteralmente sovrastate da un’ offerta composita e multicolore. E le guide, nel loro tour quotidiano, si sono paradossalmente adeguate. Ora non descrivono più solo i palazzi storici, ma accompagnano gli stranieri davanti a pastifici, panifici, vetrine di leccornie, spiegando i meriti della sfogliatella, le tentazioni del limoncello, la sirena di una semplice torta caprese. Vedo, quindi, ogni giorno, fotografare ossessivamente rassegne enogastronomiche di qualsiasi tipo. La teca dei mille formati di pasta, l’esposizione dolciaria, l’articolato campionario delle pizze. Gettonatissime quelle in vendita direttamente su strada, l’antico street food napoletano. Reliquie le cui immagini vanno portate a casa perché, soprattutto per la pizza, questo lo sanno, tutto è cominciato da qui, prima di essere esportata nei cinque continenti. E quel prodotto in vetrina continua ad essere oggi qualcosa di molto diverso dai surgelati, dalle catene di fast food, dai finti prodotti italiani che, ormai, in ogni angolo del mondo, stimolano il palato, prendendo in giro quotidianamente il nostro decantato made in Italy.