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La follia di Obama e il nemico Putin

Opinionista: 

Le continue ingerenze di Obama nelle questioni dell’Europa Orientale, ed in particolare dell’Area geopolitica riconducibile all’ex Unione Sovietica, sono molto preoccupanti. Il presidente statunitense ha mostrato di avere pochissimo intuito ed ancor meno talento in politica estera, aggravando, con le sue scelte, una sindrome tragica che ha sempre caratterizzato i governi nordamericani. Roosevelt, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dopo aver fatto spianare con bombe convenzionali mezzo mondo e dopo avere dato il via alla progettazione della bomba atomica che avrebbe fatto il resto, consegnò a Stalin una parte importante del Vecchio Continente e porzioni del resto del globo che Hitler, nella sua follia, non aveva mai concepito, non solo di conquistare, ma anche di sottoporre all’influenza del suo Paese. Kennedy, con la crisi di Cuba dei primi anni Sessanta, rischiò di scatenare la Terza Guerra Mondiale. Gli altri Presidenti, con interventi mal gestiti in Vietnam ed Indocina, seguiti da mosse convulse in Persia post scià Reza Pahlavi, hanno continuato a causare squilibri alimentati e senza tregua, passando per il Medio Oriente ed il Nord Africa sino ai giorni nostri. Che Obama, invece di occuparsi della santabarbara costituita dall’area Mesopotamica, schierando le forze armate di una coalizione occidentale forte e credibile, minacci di portare i carri armati ed i missili sui confini della Russia di Putin, è una follia americana da contenere a tutti i costi. L’impero sovietico ha lasciato uno strascico di complicazioni che tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso trascinarono nel gorgo altre realtà statuali come l’ex Jugoslavia. Che questo processo abbia scatenato, tra molti Stati dell’ex sodalizio comunista, gli effetti tipici che caratterizzano questi fenomeni, tra cui la voglia di rivalsa dei Paesi baltici e dei confinanti tributari sino a trent’anni or sono dell’orso russo (vedi Bulgaria, Romania, Ungheria, Lituania, Estonia Lettonia, Polonia, Bielorussia, Ucraina e via elencando) rientra tra le miserie sociologiche che caratterizzano l’uomo ed il mondo. Che lo sciacallaggio a carico dell’ex padrone carismatico cui si guardava con reverenza e timore si sia accentuato, fa parte di un gioco desolante che è nato con Adamo. Che Obama e le presunte vittime rappresentino la Russia di Putin come un mostro, è un sintomo di immaturità politica e di ossequio a tempi terribili. La Russia in un mondo cristiano che si sta disgregando, rappresenta l’ultimo legame dell’Occidente alle sue tradizioni. Obama, di cui si ignora la religione, ha dato una mano determinante perché i riti, le regole, i protocolli di duemila anni di Cristianesimo mormone e luterano soprattutto, venissero considerati una grave infezione per l’uomo. La sua animosità per la Russia di Putin sta arrecando pesanti danni alla nostra economia europea e quella italiana, soprattutto, ne soffre. Che la mancanza di talento di un presidente che è favorevole alla distruzione della famiglia tradizionale, della libera iniziativa e della valorizzazione della nostra storia cristiana vada ad aumentare la tensione nel nostro Continente, con l’Isis che spadroneggia e preme ai nostri confini, con l’immigrazione incontrollata che sta diluendo la nostra cultura e la nostra popolazione, appare un paradosso insopportabile.