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La Giustizia dei numeri c’è ma non può autoassolversi

Opinionista: 

Qualcosa di nuovo entra nelle aule, e nelle menti, fra Castelcapuano e il Centro direzionale. Si incomincia col Salone dei Busti il “luogo simbolo della Giustizia a Napoli”, come sottolinea il presidente della Corte d’Appello Giuseppe De Carolis. Subito più che parole (Luigi Pirandello diceva che erano sacchi vuoti), si ascoltano dati. Il principale: nell’anno trascorso i processi (fra civile, penale e minorenni) scendono da 277mila a 247mila che significa trentamila in meno. Il carico resta comunque eccessivo. Cause e ragioni giustificative non mancano, ma quello che più colpisce è un po’ di autocritica in più da parte dei livelli alti della magistratura napoletana. Come dire: meglio fare analisi coraggiose che facili autoassoluzioni. *** Dilemma concettuale. I processi sono lenti, le leggi farraginose, i mezzi a disposizione inadeguati. Si chiede velocità e certezza delle pene. Qualche scorciatoia potrebbe esserci. Ma dobbiamo decidere, come chiedeva Antonio Guarino, se vale di più il Diritto o il Rovescio (che sembra diventato una nuova categoria giuridica). Il presidente De Carolis ricorda di aver letto su una importante rivista di formazione questa frase: “I giudizi sono lenti, se volete rapidità ci sono i pregiudizi”. *** Renzo e Lucia. Per spiegare che i cittadini onesti non debbono avere timore o paura quando entrano in un’aula di tribunale, il presidente De Carolis ricorre ai manzoniani Promessi Sposi. «La giurisdizione, afferma, deve difendere Renzo e Lucia dai soprusi e dalle prepotenze di Don Rodrigo. Non è Don Rodrigo che dispone dei Bravi, non sono i potenti ad aver bisogno della giustizia, ma i più deboli che non hanno altra possibilità di avere giustizia se non rivolgendosi al giudice». Fuori gioco i Bravi, dunque. Ma resta il dubbio che il labirintico meccanismo del sistema troppe volte sembra favorire chi dispone di più mezzi per difendersi. *** Caino e Abele. Il procuratore generale della Repubblica Luigi Riello cita a sua volta Martin Luther King perché anche lui ha un sogno: la giustizia non sia più una infernale macchina burocratica che riduce spesso i processi a ludi cartacei; il garantismo valga non solo per Caino, ma anche per Abele perché a temere la giustizia debbono essere soltanto i camorristi, gli speculatori, i corrotti, gli stupratori, gli evasori fiscali, i vandali del territorio e gli avvelenatori della nostra salute. In sostanza: tutto ciò che fa parte dell’anti-Stato. Problema: ma se tutte queste categorie di “benemeriti” venissero portate in tribunale, basterebbero le aule attuali? Risposta: magari sorgesse questo problema! *** Tanti cartellini rossi. Sono quelli sventolati dai dipendenti amministrativi, i cancellieri soprattutto, che hanno duramente contestato il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore e il Governo che lui rappresentava. Troppi vuoti di organico, mancanza di mezzi e di innovazione, riforme e concorsi sempre soltanto annunciati, disparità di trattamento. Spalle all’oratore, drappo rosso al braccio. I cartellini da “espulsi” servono, ai dimostranti, per espellere a loro volta, dal campo, il parlamentare appena finisce il suo discorso. Gennaro Migliore avrà certamente pensato alla migliore sorte sempre toccata a un altro “Migliore”: Palmiro Togliatti che con questo appellativo era conosciuto. Contro di lui nessuno mai avrebbe agitato un cartellino rosso. Altri tempi, politicamente parlando! *** Truffa con i soldi dei poveri. La napoletana Camera di Commercio ebbe 2 milioni di euro per iniziative a favore dei meno abbienti e dei disagiati. Se ne sono invece appropriati benestanti faccendieri e affaristi. Ma di che meravigliarsi? Non è sempre così: che si toglie ai poveri per dare ai ricchi? È ora che Robin Hood cambi mestiere.