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La nuova tv del contagio nelle case dei potenti

Opinionista: 

La maschera drammatica del Coronavirus ha offerto, improvvisamente, il tratto di una nuova televisione. Niente più pubblico in sala, rari ospiti chiaramente distanziati, un profluvio di collegamenti su skype per ospiti che non possono o non debbono uscire. E dietro questi volti in video, un’angolatura della propria casa, della propria intimità, di quel lato del personaggio praticamente impossibile da vedere e, magari, da immaginare. C’è spesso un unico comun denominatore che sembra presiedere a questi collegamenti. Il personaggio preferisce, quasi sempre, essere inquadrato con una ricca libreria alle sue spalle. Come nel passato, quando le enciclopedie, insieme a centinaia di volumi, si compravano non per essere lette ma solo come ricca tappezzeria per contrabbandare una cultura ampia, variopinta, assoluta. Salvo poi lasciare tutto impolverare tra gli scaffali. Ma, fortunatamente, in queste ricche biblioteche spicca, ogni tanto, qualcosa. Ed ecco quindi, la viceministra Ascani, oggi, purtroppo, contagiata dal Coronavirus, che ostenta dietro di lei un vecchio giocattolo, un piccolo pulmino Wolkswagen degli anni cinquanta, piovuto lì chissà come. Luciana Littizzetto che rivela una magione spoglia dove domina nelle retrovie una grande carta geografica. Ma anche molti giornalisti finiscono in isolamento o, magari, in autoisolamento. Ecco, quindi, Andrea Purgatori che prova a spiegare il suo apartheid.   Appoggiata disinvoltamente nell’angolo una tela di Mario Schifano, probabilmente, ad occhio, una delle sue palme colorate. Mentre Alan Friedman prova a pubblicizzare alle sue spalle le sue ultime fatiche letterarie. E, nel mondo dello spettacolo, ecco Edoardo Bennato che ubbidisce alla sua vocazione di cantautore, attraverso il fondale di un juke-box ed una fioritura delle sue chitarre. Un’irruzione improvvisa nelle vite di tanti protagonisti della società italiana. Nel frattempo, i parlamentari europei sono tutti in trasferta. Pochi sono rimasti in Italia. Intervengono, sanciscono, si accalorano lontano dal virus, a Bruxelles, in zone più coperte, a minor rischio di contagio, mentre i deputati a Roma si vaporizzano e preferiscono barricarsi nei luoghi d’origine. Così, gli stessi inviati tv, impegnati in prima linea sulla trincea del Coronavirus, evitano, durante i collegamenti nelle zone più difficili, la mascherina protettiva e i guanti. Si espongono fuori dagli ospedali e nelle aree più rosse senza incertezze perché il vero inviato deve trasmettere le notizie in diretta con la sicurezza della propria professionalità e del proprio ruolo, con il coraggio di un mestiere che non ammette indugi. Secondo regole non scritte ma sempre attuali.