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La Sardegna al fotofinish con la Todde favorita

Opinionista: 

Una lunga, estenuante volata sembra consegnare, con gli ultimi conteggi, ad Alessandra Todde e alla Sinistra la guida della Sardegna. Un match difficile, complicato con un successo che sembra materializzarsi inopinatamente nel finale, soprattutto a Cagliari, nel feudo del Sindaco Truzzu. Il lungo periplo che ha accompagnato  i trionfi dell’estate e dell’autunno del centrodestra rischia di interrompersi, probabilmente per un candidatura sbocciata all’ ultimo minuto che non ha trovato il tempo per entrare nel cuore dell’isola Ma, al di là di tutto, per i dati attualmente disponibili, emerge un album di riflessioni sufficientemente esplicite. Primo. La bassa affluenza elettorale ( 52,4 %) è, anche in questo caso, un chiaro indice della Secessione in corso nel nostro Paese tra opinione pubblica e istituzioni democratiche. Un dato che si manifesta, ormai, in ogni regione e a qualsiasi latitudine. Secondo. Il condizionamento dei media, soprattutto nel Sud e nelle Isole, non sembra così efficace. Soprattutto nelle Regionali e nelle Amministrative locali è la leadership del candidato che contamina e condiziona la campagna elettorale. Cinque anni di governo con Solinas, la candidatura del Sindaco di Cagliari ( città che rappresenta da sola un terzo dell’elettorato sardo ), il traino nazionale, dovevano garantire, oggettivamente, un tranquillo successo al centrodestra. Ma le cose sono andate diversamente. Terzo. Stupisce che la Sinistra sia stata così competitiva là dove si candidava un ulteriore protagonista dello stesso schieramento, Renato Soru, ex governatore sostenuto da Azione, Italia Viva, Rifondazione e da altre liste di Sinistra. Una naturale calamita di voti destinati alla Todde. Un nuovo dato che segna chiaramente lo spostamento del baricentro elettorale dell’isola. Quarto. Il voto disgiunto sembra, dai dati in possesso, favorire il candidato della Sinistra. Ed è un chiaro segnale di come la candidatura Truzzu non abbia raccolto particolari consensi nel suo stesso schieramento politico. Quinto. Conte si trova inaspettatamente a gonfiare il petto e l’intesa politica con la Schlein, al di là di qualsiasi risultato, raccoglie nuove, importanti carte di credito per il futuro. Per ora è qualcosa più di un dialogo. Le Europee sono dietro l’angolo. Ognuno deve conservare necessariamente la propria individualità. Ma i risultati positivi fanno bene a qualsiasi alleanza e l’ipotesi di un accordo organico conseguenzialmente si irrobustisce. Sesto. Non è un test nazionale. Troppo piccola la Sardegna, troppo esigua la percentuale al voto. Ma è un monito per qualsiasi partito e, soprattutto, per qualsiasi schieramento politico. Lo sarà ancora, a stretto giro, prima il Molise e, poi, la Basilicata, regioni meridionali dove il rapporto col territorio resta fondamentale. In sintonia col dibattito in corso sul terzo mandato, elemento essenziale della geografia politica di questa delicata fase.