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La Troika è già qui E non ci Consulta

Opinionista: 

ognuno la sua Troika. Ringalluzzito dal venticello di ripresina che soffia anche sull’Italia - dipendente tutto da fattori in cui, per fortuna, il Governo non c’entra nulla - al G7 Renzi ha tuonato contro l’austerity europea come uno Tsipras qualsiasi. Incassata la botta elettorale, il premier sta avviando una manovra per recuperare i voti di chi lo accusa di muoversi a Bruxelles - il tavolo sul quale si decidono davvero i destini dell’Italia - in piena continuità con gli esecutivi Monti e Letta. Ma sono solo chiacchiere. La notizia vera è che l’Italia è già commissariata dalla Troika (o come diavolo si chiama ora). Per convincersene basta guardare l’incredibile dibattito che si sta animando attorno alla Corte costituzionale. Perché tanta agitazione? Perché a fine giugno la Consulta potrebbe - potrebbe - dichiarare incostituzionale il blocco degli stipendi pubblici. Una randellata che costerebbe allo Stato 35 miliardi per il passato e 13 per il 2016. Avendo i giudici già bocciato lo stop all’adeguamento delle pensioni voluto dal governo Monti, si capisce che a Palazzo Chigi non sono notti propriamente tranquille. Immediatamente è partita una campagna nei confronti della Consulta fatta di “avvertimenti” più o meno velati: «Badate signori giudici, non potete decidere fregandovene delle conseguenze. Perché se dichiarerete illegittimo il blocco degli stipendi della Pa, la credibilità internazionale dell’Italia andrà a carte quarantotto, aprirete una voragine nei conti e costringerete il Governo ad imporre una valanga di tasse». Queste, più o meno, le argomentazioni che si sentono e si leggono. Giusto. Peccato che a sostenerle siano proprio quei politici e opinionisti che erano in prima linea nel rivendicare l’autonomia e l’indipendenza della Corte quando questa stracciava le leggi dei governi Berlusconi, anche a costo di far rimediare figuracce internazionali all’Italia. Oggi invece, a giudizio di lorsignori, a condizionare la Consulta basterebbe un qualunque avvocato dello Stato. Intendiamoci, qui non è solo l’ennesima, insopportabile questione di doppiopesismo a essere in ballo, ma qualcosa di molto più serio: il fatto che ormai si dia per scontato che a governare siano gli ordini di Bruxelles. E che se questi sono in contrasto con la nostra Costituzione debba essere quest’ultima a soccombere. Tutto bene (si fa per dire) se funzionasse così anche per gli altri. Si dà il caso, invece, che in Germania la Corte suprema non perda occasione per ribadire a tutti noi che le regole europee a Berlino sono valide se - e solo se - non contrastano con la Costituzione tedesca. Tutti ricordano il conflitto che per mesi ha opposto i giudici di Karlsruhe alla Bce sul piano di acquisti dei titoli di Stato. Noi, invece, non possiamo permetterci di metter becco. Questo si chiama commissariamento. Sveglia, la Troika è già qui. E neanche ci Consulta. Tanto a eseguirne gli ordini basta un premier qualsiasi.