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Napoli & la sinistra, trent’anni perduti

Opinionista: 

L a stabilità è una legge fisica, della natura, indispensabile anche in ogni opera o azione umana. Senza di essa, portatrice di equilibrio, non si può tenere in piedi nulla. Né una famiglia né un gazebo. Chi non la ricerca, va a sbattere. A provarlo è il comune buonsenso. Se esaminiamo le vicende amministrative di Napoli, da quando de Magistris fu eletto sindaco, il male storico che, da subito, ha condannato la città al declino, si chiama difatti assenza totale di equilibrio e stabilità. Il limite penalizzante di un potere volubile, incapace di misurarsi con le sfide reali, illuso di vincerle o esorcizzarle con proclami autoesaltativi, evocanti solo confusi, parodistici orgogli collettivi. Un percorso, ben sintetizzato in una rigorosa ricostruzione storica di “Fanpage”, in cui risulta netta, in questi nove anni, una costante tendenza “tafazzista” con 10 rimpasti e 33 siluramenti di assessori. Come si poteva presumere di cambiare le cose con un borioso velleitarismo? Noi, nel commentarlo, abbiamo sempre cercato correttamente di non fare di tutt’erbe un fascio e di attribuire a ciascun sindaco le proprie responsabilità per il tempo in cui è stato a Palazzo San Giacomo non riversando mai su de Magistris tutte le colpe di questo mondo, che pur ne ha e tante. Oggi, però, verso la fine di un trentennio di fallimentare “continuità” amministrativa, targato totalmente “sinistra arlecchino”- rosso, bianco, arancione e ora giallino - insomma da “non governo”, non è più concepibile distribuire “pagelle di responsabilità distinte” ma diventa un dovere civico, oltre che politico, accomunare tutti in un'unica, incontestabile bocciatura. E attendersi un serio, onesto processo politico, finora fatto soltanto da una rigorosa saggistica, non sufficientemente divulgata perché scomoda, avendo segnalato nel dettaglio le opere rimaste un miraggio: tutte. Da Bagnoli a “Napoli Est Est Est” è una sbornia continua di sogni. Questi gli anni sott’accusa: dicembre 1993 febbraio 2000 sindaco Bassolino; marzo 2000 marzo 2001 sindaco Marone; maggio 2001 maggio 2011 sindaco Iervolino; giugno 2011 ad oggi de Magistris. Tolto il breve, non pervenuto “interim” di Marone, varato grazie al ricorso a una legittima norma “scaccia- voto anticipato” - il salvagente di ogni sinistra perdente - allo scopo di ritardare una temutissima vittoria della destra al Comune, per il resto non vi sono dubbi sui tre responsabili del declino di Napoli. Giova qui ricordare che allora, dopo il decennio bassoliniano, la svolta a destra a Palazzo San Giacomo si sarebbe potuta concretamente realizzare se la Curia del tempo, nel ballottaggio al fotofinish tra Martusciello e Iervolino, non si fosse schierata per la seconda. Sconcerta infine verificare un dato costante e amaro che la “sedicente intellighenzia urbana e metropolitana” è stata sempre dalla parte di chi non ha fatto il bene della città. Diciamo “sedicente” con ragione, perché solo a delle rape poteva capitare di non azzeccare una sola scelta giusta nel corso di un trentennio di “cavolate rotonde” e chiacchiere, senza mai fare autocritica di fronte a montagne di “flop”. Oggi fa ancora più pena lo “squagliamento” di Forza Italia, che non solo non apre un processo permanente all’ iniquo declino napoletano ,per dire “avevamo ragione e ce l’avete negata per pregiudizio”, ma si autocondanna alla irrilevanza con la ventilata ricandidatura di Caldoro. Che, speriamo, sia una “fake new”.