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Nel Pd alzano il tiro: è processo a Bassolino

Opinionista: 

Ancora una volta abbiamo ascoltato la sana indignazione di prestigiose figure istituzionali Prima le “esternazioni” del procuratore capo Colangelo poi le costernazioni del capo dell’anticorruzione Cantone hanno ricalcato le cicliche doglianze istituzionali, sulla scia - è il caso di ricordarlo - di quelle lontane del 2008 dell’allora prefetto di Napoli Pansa, ora capo della Polizia, che tirò in ballo la borghesia, tacciandola di scarso impegno civico. Ma questo può bastare? Con tutto il rispetto per tanti nobili appelli, la verità è che se si vuole concorrere seriamente a salvare questa città, bisogna uscire dalle denunce vaghe, dalla genericità, dalle astrattezze e dire le cose come stanno, perché sono giunte a stare così. È inutile ribadire quello che già si sa: “E la crisi, bellezze”, o “è tutta colpa della mancanza di lavoro”. La genericità non favorisce le svolte, le insabbia. È tempo che si usi il piccone alla maniera con cui lo usava il rimpianto, seppur non da tutti, Cossiga, inchiodando mezzo Paese a precise responsabilità, al rimorso di misfatti rimossi. Al di là se sia stato ascoltato o peggio dileggiato, la sua metodica demolizione di logori conformismi istituzionali lasciò il segno. Nessuno vuole tirare per la giacca autorità inattaccabili, come fecero irriverentemente i barbari negli assedi a un morente Senato romano, meno che meno trascinarle nell’odierno “insultanificio”, però qualche rampogna ad “personam”, di tanto in tanto, non guasterebbe, in modo particolare in una città, come Napoli, dove viene tutto metabolizzato. Una città immersa in una ipocrisia, circoscritta a una potente casta che, mentre chiede che si cambi, in realtà mira solo a recuperare quello che le fa comodo, anche se è il peggio. Emblematico il caso Bassolino, cui si vorrebbe addirittura concedere una prova d’appello dopo tutti i guai combinati e che solo chi, in quest’ ultimo ventennio, ha vissuto sulla luna o nel ventre della vacca può disconoscere. Dal grande parco di Bagnoli, con i promessi percorsi d’acqua fiabeschi a Napoli est , dal Porto al Centro storico, dall’Università a Scampia a Rifiuti e alla Sanità, tutti questi flop hanno un solo e inequivocabile marchio fallimentare: il ticket Bassolino-Iervolino. In cifre: decine di migliaia di posti di lavoro sfumati e una città allo sbando. Finalmente contro la melassa servile della casta, la sfida reiterata di Leonardo Impegno e ora le picconate del mite migliorista Ranieri fanno piena luce su una storia amministrativa ma anche politica, degna solo di oblio. Picconate sacrosante non solo per un passato squalificante ma soprattutto per il presente dell’ ex governatore rottamato, che si impanca a censore quotidiano tuttologo, e si dice terrorizzato per l’alluvione di Benevento. Dimentico, poveretto, che sotto la sua presidenza il riassetto idrogeologico fu lettera morta. E purtroppo s’è visto. sulla indifferenza diffusa a Napoli di fronte alla escalation criminale, che sta insanguinando strade e quartieri.