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No al trasformismo, ma nessuno lo impedisce

Opinionista: 

Alcuni parlamentari della Destra passarono alla Sinistra nel 1881 per sostenere il governo di Agostino Depretis “non per motivi di idee e di programmi ma in cambio di favori personali” (lo scrisse Depretis nelle sue “Memorie”). E fu allora che nacque il cosìddetto “trasformismo”, ossia il frequente passaggio dei parlamentari da un gruppo all’altro. Un fenomeno vergognoso, inverecondo, deplorevole, immorale, sconosciuto in tutti i paesi democratici del mondo ma largamente praticato nel Parlamento prefascista. E anche nell’attuale. I nostri padri costituenti, anzicchè preoccuparsi di impedirlo, lo hanno favorito e legittimato con l’art. 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione e svolge le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Mi disse uno dei padri costituenti, il mio illustre concittadino e amico Costantino Mortati, che si voleva impedire che i deputati e i senatori del Parlamento repubblicano fossero succubi delle segreterie dei partiti. In tutto il mondo solo il Capo dello Stato rappresenta la Nazione. Il parlamentare rappresenta il partito che lo ha scelto e gli elettori che lo hanno votato col mandato di attuare le promesse fatte. La mancanza del “vincolo di mandato” e la libertà di “cambiare casacca” scandalizzò perfino il bolscevico Stalin, che in un discorso del 1950 al Soviet Supremo disse: “C’è un paese capitalista in cui il parlamentare si sente completamente libero, indipendente dal popolo, dai suoi elettori, può passare da un campo all’altro, può persino impegolarsi in macchinazioni poco pulite”. Intendeva riferirsi all’Italia la cui Costituzione aveva appresa dal Pci. Fece scalpore il 18 novembre 1998 il passaggio dei parlamentari dell’Udeur di Clemente Mastella dal centrodestra al centrosinistra per garantire con i loro voti la nascita del governo di Massimo D’Alema. E fecero scalpore il 14 dicembre 2010 alcuni parlamentari del centrosinistra (Domenico Scilipoti, Antonio Razzi, Massimo Calearo e altri) che con i loro voti determinarono la bocciatura della mozione di sfiducia al IV governo Berlusconi. Però non hanno provocato alcuna indignazione i 336 parlamentari che in questa Legislatura sono passati da un partito all’altro (alcuni a più di un partito) cambiando radicalmente l’assetto politico del Parlamento uscito dalle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Perciò ho scritto numerosi articoli per invitare il Parlamento ad abolire l’art.67. Anche per evitare gli inopportuni interventi della magistratura. Come nel caso del senatore De Gregorio passato da Di Pietro a Berlusconi, che fu processato per corruzione. Ma ho sempre trovato la netta opposizione dei costituzionalisti e dei giuristi. Il senatore dem Miguel Gotor mi ha così risposto: “Gentile signor Mazziotti, la ringrazio per la sua lettera e per le informazioni che contiene. Diversamente da lei ritengo che l'art. 67 sia un presidio fondamentale di democrazia ed è bene che sia garantito dalla Costituzione. Abolirlo significherebbe consegnare il nostro mandato nelle mani delle segreterie dei partiti e la fine della nostra libertà di pensiero garantito a tutti i cittadini dall’art 21”. Anche Eugenio Scalfari ha voluto dire la sua: “Il segretario della Lega Matteo Salvini ha preannunciato un suo disegno di legge per l’abolizione dell’art. 67 della Costituzione. E anche i Cinquestelle dicono la stessa cosa. Una proposta così può essere fatta soltanto da chi vuole instaurare per legge una dittatura. Oppure da un pazzo. Scelgano Salvini e Grillo in quale di questi due ruoli si ravvisino". Il presidente di FI Silvio Berlusconi ha annunciato che nel programma di governo del centrodestra c’è l’abolizione dell’art.67 perché “è inammissibile che un parlamentare che viene eletto con un partito possa lasciarlo per andare in un altro partito, tradendo così il mandato avuto dagli elettori”. Avendolo proposto più volte non posso che augurarmi che il centrodestra ci riesca. Ma nutro forti dubbi che il prossimo Parlamento voterà questa modifica costituzionale. Ci saranno tanti Miguel Gotor a contrastarla.