Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Ora si apra la crisi, ma non sia dell’Italia

Opinionista: 

Molti nemici, molti voti. La monumentale vittoria di Salvini alle Europee lo conferma e cambia il quadro. Perché il voto al Carroccio non è un atto di fiducia per il Governo. Al contrario, è la richiesta di cambiare film. L’esito delle urne, infatti, è andato esattamente nella direzione dell’apertura di una crisi: facendo stravincere Salvini e straperdere Di Maio, gli elettori hanno votato per mandare gambe all’aria l’Esecutivo gialloverde. Allo stesso tempo, dalle urne è già uscita una nuova maggioranza di centrodestra. Ma perché l’operazione riesca, è necessario che il capo del Carroccio abbandoni la linea oltranzista, le tentazioni di autosufficienza e i deliri di onnipotenza che pure ha mostrato di manifestare subito dopo il voto. Che senso ha lanciare un’impraticabile flat tax da 30 miliardi in deficit a urne ancora calde, quando abbiamo 23 miliardi di clausole Iva da disinnescare e altri 11-12 da trovare per la crescita zero, quella stessa che le panzane gialloverdi avevano raccontato che quest’anno avrebbe raggiunto l’1%? Si tratta di parole utili solo ad alzare la temperatura sui mercati, diffondendo la chiara sensazione che terminata una campagna elettorale la Lega voglia aprirne subito un’altra. Il punto è semplice: uno choc fiscale è sacrosanto e necessario, ma farlo lasciando immutata la spesa corrente - anzi, aumentandola con provvedimenti come quota 100 e reddito di cittadinanza - e col Pil a zero non è sostenibile. È una balla elettorale. E raccontarla a urne appena chiuse è pericolosissimo. Ieri i nostri Btp a 5 anni venivano giudicati addirittura più rischiosi di quelli greci. Una situazione allarmante. Quest’atteggiamento ha una sola spiegazione: Salvini prepara la crisi. Bene, se ciò servirà a cambiare registro alla politica economica. Male, se invece servirà solo a sottrarsi alla responsabilità di scrivere la legge di Bilancio - che si annuncia durissima per via del conto da pagare delle follie gialloverdi - addossandone la colpa all’Europa. Sarebbe la strada più rischiosa. Gli italiani non sono scemi. Se hanno consegnato alla Lega il loro voto togliendolo al M5S è per chiedere al Carroccio di farla finita coi grillini. Tocca a Salvini rispondere, indicando la strada per scansare la crisi che ci sta venendo incontro veloce, accelerata dalle scelte economiche folli fatte da lui e Di Maio. Serve la crisi di governo, non quella dell’Italia. I danni fatti non si ripareranno facilmente. Occorre una riscrittura della politica economica all’insegna di una grande riforma dove fisco, spesa pubblica, burocrazia e giustizia si tengano assieme, in un quadro coerente e non sbilanciato esclusivamente dal lato del debito pubblico. È necessario abbandonare l’aumento della spesa assistenziale e improduttiva in deficit perseguita fin qui e rilanciare gli investimenti, con un piano di riduzione del debito. Un programma siffatto, oltre ad incontrare il favore dei mercati, sarebbe seriamente valutato anche da Bruxelles, che potrebbe accordare quella flessibilità necessaria alla fase di avvio di un progetto riformatore di così ampio respiro. Le fughe in avanti di queste ore, al contrario, hanno avuto l’unico effetto d’irrigidire un’Europa i cui equilibri non sono stati affatto scalfiti dal voto di domenica scorsa, e di convincere gli investitori a tornare a vendere i nostri titoli di Stato. Ficcatevelo bene in testa: agire sul debito non è una fissa da burocrati, ma un modo per favorire lo sviluppo. Quest’anno e il prossimo pagheremo 11 miliardi in più di interessi, soldi sottratti alla riduzione delle tasse. E dovremo ringraziare Lega e M5S. Il tempo in cui la Lega poteva scaricare sui casaleggini associati le colpe di ciò che non andava è finito. Ora la responsabilità sarà tutta del Carroccio. D’ora in avanti meriti e colpe di tutto ciò che accadrà saranno di Salvini. Senza più parafulmini. Senza più alibi.