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Oscurantismo moderno e sfregio della memoria

Opinionista: 

C'è un comune deprecabile denominatore che sta caratterizzando sempre più i nostri tempi moderni, questa società compiaciuta dei propri traguardi raggiunti e compiacente verso il vuoto educativo e culturale che sta costruendo come una debole ed instabile impalcatura edilizia: il culto della violenza.

Dalle morti assurde durante un evento sportivo, allo sfregio idiota e sistematico di un'opera d'arte centenaria, alle uccisioni gratuite davanti ad una discoteca per un semplice sguardod'ammirazione, dai maltrattamenti delinquenziali del branco selvaggio sul diverso o non omologato, alla decapitazione sistematica di coloro che professano una fede religiosa diversa.

Le immagini a scopo mediatico delle statue millenarie dell'antica Assiria frantumate a furia di picconate e martelli pneumatici, che servono ad enfatizzare, ben oltre le rottamazioni dei talebani in Afghanistan, il rigido fondamentalismo islamico, la demolizione nei nostri cuori dell'ultimo desiderio di bellezza, di storia educativa e di memoria della civiltà, diventano il sigillo tragico, il paradosso istituzionale del riconoscimento della violenza come unica forma e principio formativo delle generazioni future, dopo aver già scombussolato e catechizzato la nostra gioventù, negli ultimi venti anni.

Come si è potuti giungere a tanto? Perchè la decadenza culturale, sociale ed etica è stata ed è così inarrestabile, brutale e vergognosa? Che cosa abbiamo idealmente picconato e abbattuto senza ritegno, noi tutti, in questi anni scellerati?

Il fondamentalismo religioso, di qualsiasi confessione, non è forse figlio ed erede di un radicalismo intellettuale, di una coscienza senza freni, di un'incoscienza ribalda, del sistematico rifiuto alle ragioni degli altri, di un insegnamento della storia e dei processi evolutivi sociali, scritti con il pennino dell'appartenenza ideologica, con il falso interpretativo per legittimare governi, colpi di stato, e la necessità di focolai bellici sparsi per il mondo, deterrente dichiarato e oltraggioso di una più tragica, terminale prima guerra nucleare?

Se per uno snaturato e salottiero premio letterario come lo Strega, note "firme" sono andate alla guerra, hanno inventato tesi dietrologiche risibili, hanno gridato allo scandalo, solo perrinverdirne i fasti, grazie allo scoop mediatico di poter premiare il libro di un'autrice che non c'è, come l'isola di Peter Pan, di cosa stiamo a discutere?

Se per una riforma attesa da decenni, voluta da un referendum popolare, ma mai attuata, oggi, una parte della Magistratura, - non si capisce poi perchè debba essere quella democratica - grida al linciaggio della categoria, all'accerchiamento di un potere, che a loro dire, è intoccabile per definizione, di cosa stiamo a parlare? 

Se gli ultimi 30 anni hanno legalizzato e contribuito a diffondere il verbo della violenza, della rivolta allo Stato inadempiente e grassatore secondo altre forme e paradigmi educativi, che era germogliato negli anni di piombo, se intere generazioni hanno condotto il proprio cervello all'ammasso, strumentalizzate da una istruzione di base ed universitaria, per larghissima parte figlia di un intellettualismo e un falso illuminismo di sinistra, e se nel meridione lo Stato, e noi tutti, non abbiamo saputo offrire altra alternativa futura, se non quella della violenza camorristica e mafiosa, come possiamo sorprenderci se la vita umana vale meno di un antico manufatto di pietra?

Noi stiamo sfregiando la nostra memoria storica, la nostra cultura antica, la catena elicoidale del nostro DNA evolutivo, perchè ci fa paura, perchè è l'unico ed ultimo monito alla nostra iniquità, alla nostra idiozia, al nostro rifiuto del diverso che viene dagli albori della civiltà, perchè paradossalmente, in questo mondo intercomunicativo superveloce, proiettato verso un domani che sembra già scritto, la nostra memoria, la leggerezza dell'anima, la storia custode dell'esistenza dell'uomo rappresentano il vero salto verso l'ignoto, per questa società così ignorante ed oscurantista.

Ecco perchè dimostriamo maggiore partecipazione emotiva dinanzi a tali eventi, invece che alla morte di un giovane tifoso di calcio o altri episodi similari; essi sono la dimostrazione incontestabile e topica della nostra sconfitta, della nostra debolezza strutturale, di una società cannibale che ha già divorato l'anima dei propri figli, prima che si affacciassero alla bellezza della vita: non siamo offensivi o impietosi, ma soltanto impauriti, confusi ed increduli dinanzi alle conseguenze del nostro operato e del nostro vuoto interiore, e quelli dell'Isis lo hanno capito perfettamente, nel loro scopo di islamizzazione estrema del popolo di infedeli. 

La decapitazione di poveri esseri e la distruzione di statue simbolo del divenire cronologico di una civiltà rappresentano la loro "lezione mediatica", ma sembrano anzi un inutile sfregio ad una memoria che noi abbiamo da tempo abbandonata, e di cui non siamo degni.