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Progetti, non velleità per il dopo de Magistris

Opinionista: 

Il grande luminare della medicina Antonio Cardarelli, avvicinato da un caro amico che gli chiedeva le condizioni di un congiunto, altrettanto caro, da tempo malato e in cura da lui, rispose: «La sua malattia preoccupa ma sono più preoccupato dei vostri litigi che non aiutano a curarla». Questa storia, vera o falsa che sia, calza a pennello nella odierna situazione politica napoletana, dove tra “chi e contro chi”, armistizi provvisori, cessate il fuoco, c’è un clima da commedia di Kesserling “Arsenico e vecchi merletti”. Con la differenza che qui non vi sono zie che propinano vino di sambuco misto ad arsenico ma serpeggia un veleno più insidioso, che intossica le coscienze e non aiuta Napoli ad uscire dal tunnel, in cui è stata cacciata. Qualche giorno fa Aldo Masullo ne definiva da “par suo” lo scenario in una intervista sul “Corriere del Mezzogiorno”. «La cosa più sconfortante- affermava- è che ci troviamo in un campo di battaglia in cui ognuno è contro tutti e tutti sono amici . Più confuso di così?». Nel momento in cui la città entra nell’ultimo anno dell’inqualificabile quinquennio demagistriano, che non lascia “il resto di niente”, purtroppo lo stato di salute dei partiti è tra i peggiori, da “cupio” dissolvi. Il PD oscilla tra un vecchio che conta e non tramonta e un nuovo che stenta a emergere. Renzi fa “ammuina” e non trascina. L’Italia dei valori è letteralmente implosa rispetto alla passata coesione, di cui Di Pietro con i suoi incomprensibili sillogismi era il Demiurgo; il nuovo centrodestra, tenacemente amletico, è ancora incerto se debba accasarsi nel partito di Renzi per fare il centrino o tornare alla Casa madre con Berlusconi padre nobile dei moderati. Resta il vecchio centrodestra del Cavaliere, che, malgrado tutto quello piovutogli in testa da qualche anno, potrebbe ancora una volta rialzarsi. Ma anche qui a Napoli il tarlo delle gelosie, dei risentimenti ne sta corrodendo le ultime certezze. Non appena Gianni Lettieri, il capo della vera opposizione di centro destra in consiglio comunale, ha dichiarato “apertis verbis” la sua determinata volontà a correre nuovamente per Palazzo San Giacomo contro de Magistris, si sono subito rizelati i “malpancisti” , che ci ricordano un po’ quel detto napoletano “ ‘a gallina fa ll’ove…” e al gallo brucia il resto. Fosse stato altri ad avanzare la candidatura avremmo anche potuto capire il fastidio. Ma quando a volersi ricandidare è un signore, che, in consiglio comunale e fuori, ha tenuto testa, da solo, con la forza della ragione, a un gruppo di fanatici oltranzisti, è follia pensare di ostacolarlo. Significherebbe recidere l’ultimo filo di speranza per questa città senza guida da un ventennio. Si dice: progetti non velleità per il dopo de Magistris. Per ora, lo si ammetta, solo Gianni Lettieri, “l’imprenditore scugnizzo” ha dimostrato di averli.