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Quanti rimpianti per questo gruppo

Opinionista: 

E allora, cosa pensate del turnover? Contenti che mezza Juve abbia regalato tre punti e un bel posto in Champions alla Roma alla faccia del Napoli? E siete sempre convinti che la differenza la faccia il fatturato? La fanno il coraggio, la fanno le palle, la differenza. E adesso, fuori i rimpianti. E un appunto: Higuaìn la sua parte...napoletana l’aveva fatta. Allegri è lucidissimo quando, alla vigilia, precisa: «Abbiamo tre obiettivi ma non abbiamo ancora vinto niente». Poi, afflitto da turnoverite acuta, manda in campo contro la Roma una Juve perdente. La Juve di Sturaro che nel gioco diventa per oltre un’ora il punto di riferimento dei bianconeri. Al posto di Dybala, ieri vittima di panca come all’inizio del campionato, quando la squadra buttava punti. Chi ama il calcio non può non indignarsi per un errore tattico così grave, sicuramente senza avete valutato la voglia disperata della Roma di tenersi il secondo posto...e forse Spalletti. La Signora ha dominato il torneo esibendo i suoi gioielli, proponendo con Higuaìn - che anche ieri ha fatto la sua parte suggerendo con grande generosità a Lemina il gol del vantaggio - un gioco irresistibile confermato sulla scena europea. Non solo errori di firmazione ma anche di carattere, perché subito Allegri ha pensato di avere la partuta in pugno. Per poco. È bastato un vecchio guerriero come De Rossi - lui non pensionabile - a cambiare la storia bianconera facendola diventare cronaca giallorossa. Sesto scudetto, Signora? Sicuro, bastava giicare secondo buonsenso. E invece, Troppo facile. Perché non rendersi difficile la vita? Perché non scherzare col fuoco? E così con l’Atalanta, e così con il Torino: squadra rimaneggiata fino a distruggere l’armonia di gioco esibita per mesi. Poteva chiudere a Bergamo? Non importa, c’è il Toro. Poteva chiudere a Torino? Non importa, tanto c’è la Roma. Ed ecco il peggior turnover possibile che una Roma potente, cattiva, lucida e intelligente ridicolizza con una insolita energia, come se all’improvviso non ci fossero più i dubbi di Spalletti, le bizze perditempo di Totti, le quisquilie e pinzallacchere del parlacalcio romanista. Incredibile ma vero, vista questa Juve i rimpianti del Napoli - gran calcio a Torino, Mihajlovic ridicolizzato, Belotti azzerato, altro che derby - e della Roma burrosa con la Lazio confermano quanto ho raccontato per mesi: che lo scudetto non era già vinto dalla Juve a gennaio, bisognava solo tormentarla come meritano i grandi, grandissimi avversari. E aggiungo: non è comunque da Juve - che il sesto tricolore lo strapperà all’onesto Crotone guerriero o al serenissimo Bologna felice del suo Destro che non lo porterà mai in alto - fare una figura da provinciale all’Olimpico convinta che gli abbraccioni fra Del Piero e Totti, insomma due ex, preparassero una passerella trionfale. Adesso una benedizione dal Papa, una Coppitalia contro una Lazio caricata dal successo giallorossa, un finale tricolore ammosciato. E la Champions. Chissà le risate, ieri sera, il Real.