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Un premier in tilt, troppi gli autogol

Opinionista: 

Tra le tante, insostenibili anomalie, che hanno accompagnato la crisi di governo di fine agosto e lo sbocco successivo con il varo ieri del Conte bis- dal tifo simultaneo e scandaloso di potenze straniere e di big europei arrivato a sollecitare un patto tra due forze da sempre contrapposte, per liberarsi di Salvini e evitare il voto anticipato, che le avrebbe decimate - ieri se n’è aggiunta un’altra gigantesca, emersa con chiarezza: aver voluto dare ad ogni costo il “reincarico” al Professor Conte. Qualcuno nei giorni scorsi lo aveva fatto rilevare sommessamente come scelta inopportuna, addirittura offensiva, a dispetto. Ora, dopo aver ascoltato la sua lunga, noiosa relazione programmatica fatta ieri al Parlamento, quello che poteva apparire un giudizio di parte, un pregiudizio sulla sua proponibilità a tornare in sella a Palazzo Chigi di parte, si può definire un “vero azzardo”. Una sconsiderata forzatura. A riguardo è opportuno ricordare che, nel 1994 quando cadde il primo governo Berlusconi per lo strappo della Lega, il Presidente della Repubblica del tempo, Scalfaro, che non era mai stato molto tenero con Berlusconi, per favorire nel modo migliore un esecutivo di oggettiva decantazione istituzionale, conferì l’incarico a Lamberto Dini , molto vicino al Cavaliere. Stavolta si è fatto l’opposto con questa riconferma, esasperando gli animi tra vecchi alleati. Venendo a oggi, chi pensava di blindare questo esecutivo M5SPd, rimettendo alla guida di Palazzo Chigi, del Paese, “l’avvocato del popolo”, presto si accorgerà che la sua presenza renderà il nuovo esecutivo molto più fragile, vulnerabile. Intanto per ora tutt’altro che credibile. Ne è già un indizio sconcertante il suo esordio bis, va detto, con grande obiettività, da “autogol”. Aver sentito ieri Conte, colui che è stato premier del precedente governo, quindi il garante, il notaio di una rissosa diarchia M5S e Lega, bacchettare nel ruolo di premier succeduto a se stesso una componente politica del suo vecchio governo, accusata di essere stata arrogante e eccessiva, è stata una chiara caduta di stile: un atto di viltà. Avremmo potuto capire una seria autocritica ma non questa dubbia, tardiva, furbesca resipiscenza per crearsi una verginità politica. Conte perché solo ora ha stigmatizzato il suo fastidio per certi comportamenti inaccettabili e si è guardato bene dal farlo in passato, pur avendone l’autorità? Intuibili le ragioni di opportunismo. Ma oltre al suo penoso preambolo da sfacciata doppiezza; la più grande bugia della sua relazione programmatica sta nell’aver voluto farci credere che questo sia il governo del nuovo, del “nuovo corso”. In realtà tutt’altro che nuovo. Non solo per la ingombrante presenza di un premier “double- face”, come lui , ma anche per l’impianto scontato, ovvio di una relazione programmatica: una miscellanea di cose risapute, indispensabili, presenti in tutte le relazioni programmatiche dei vari governi oltre una sessantina dalla nascita della Repubblica a oggi. Prive di ogni priorità e molto generiche: dagli asili nido alla Scuola, alla innovazione, alla ricerca alla digitalizzazione, a come rispondere alla sfida globale, alla promozione del made in Italy, alla lotta alla evasione fiscale addirittura, alla Giustizia, il tutto paradossalmente chiuso con il “mantra berlusconiano”: di un fisco amico del contribuente. Che dire, infine, della spinosa questione immigrazione messa in calce insieme al decreto sicurezza con la grande novità che saranno recepite le osservazioni del Capo dello Stato? Che certi argomenti per questo governo, senza memoria, scottano che al solo a accennarli c’è il timore di bruciarsi. Un segno di una debolezza strutturale, emerso in maniera netta in sede di replica, in cui le “randellate ” di una opposizione agguerrita lo hanno mandato letteralmente in tilt, da disorientarlo nel dar risposte alle critiche di un programma di governo senza né capo né coda. Se occorreva verificare di nuovo l’inconsistenza di questo governo in rapporto alla forza, al consenso reale e omogeneo che ha nel Paese, ieri lo si è potuto vedere nettamente nel corso delle varie dirette televisive. Da una parte c’era una maggioranza raccogliticcia, aggregata da un matrimonio d’interesse tra due forze politiche che applaudivano gelidamente, in base alle specifiche, proprie convenienze; dall’altra una solida, decisa opposizione di destra, con una parte di essa schieratasi in Parlamento, ci riferiamo a Forza Italia, e l’altra parte, la maggioranza, in piazza con Fratelli d’Italia e Lega. Bene articolata da poter dire che questo governo è senza Paese.