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Per un pugno di voti scoppia la follia urbana

Opinionista: 

I tristi avvenimenti che hanno caratterizzato la guerriglia a Napoli per il comizio di Salvini che riteneva di essere incoronato “leader nazionale” meritano alcune considerazioni obiettive. Le responsabilità di quanto avvenuto vanno addebitate a tutti i protagonisti. Va censurato in primis il sindaco de Magistris e gli assessori della terza città italiana che invece di risolvere i problemi ancora gravi esistenti per migliorare le condizioni di vita dei napoletani si impegnano, caso insolito, a capeggiare cortei di protesta di facinorosi, con le conseguenze che conosciamo. Ancora più grave è la posizione del primo cittadino, se si dovesse, poi, accettare che abbia addirittura fomentato tale protesta come ha fermato Renzi nel sabato della “convention” del Pd tenutasi a Torino nel Lingotto. Hanno ovviamente sbagliato i centri sociali e più gli incappucciati del black-bloc perché una città assediata dalla disoccupazione che lotta per la sopravvivenza non può e non deve essere ulteriormente martoriata e non è possibile che 26 uomini delle forze dell'ordine tra carabinieri e poliziotti siano feriti. Ha sbagliato il ministro dell’Interno Menniti, che pur stimiamo, per come in questi primi tempi si sta attivando, ma riteniamo che comunque abbia avuto anche a livello periferico e centrale qualche fonte preventiva di informazioni delle conseguenze che potevano sorgere dal comizio di Salvini certamente provocatorio. E non valgono nemmeno le giustificazioni che in altre occasioni sono pur valide, facendo ricorso alla difesa di diritti costituzionali che dovrebbero garantire in un sistema democratico il diritto della parola ad ogni cittadino. In alcuni casi pur di assicurare l'ordine pubblico ed evitare forme di violenza non più sopportabili si può anche derogare da tali “sanissimi” per carità, principi. Ha sbagliato infine anche Salvini ritenendo di venire a conquistare una “colonia”di vecchie memorie dopo avere per anni insultato i meridionali, e ciò che è più grave, senza un pur minimo progetto politico che superando il cosiddetto federalismo fiscale punti sul rilancio del Sud per assicurare un equilibrio al Paese tra le due aree geografiche.