L’edizione 2022 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, promossa dalla Bmta in collaborazione con Archeo, va alla scoperta della “città d’oro” fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto”. Con il sito egiziano era in corsa anche la stanza degli schiavi situata nella villa suburbana Civita Giuliana nel popolato suburbia dell’antica città di Pompei (nella foto), venuta alla luce alla fine del 2021. Il Premio è dedicato al direttore del museo di Palmira barbaramente assassinato dalle truppe dell’Isis nel 2015 per aver difeso il sito siriano dalla distruzione.

Sotto la sabbia per migliaia di anni “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete è stata ritrovata dalla equipe di Zahi Hawass, alla ricerca del tempio funerario di Tutankhamon. Il sito si trovava vicino al palazzo del faraone Amenhotep III (1391-1353 a.C.), dall’altra parte del fiume Nilo rispetto alla città e capitale di Tebe (oggi Luxor). Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio. La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi.

Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, mentre sorprendente la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni. La stanza degli schiavi era l’unico sito italiano selezionato e candidato al Premio promosso dalla Borsa mediterranea del turismo archeologico (Paestum 27-30 ottobre).

La scoperta della stanza degli schiavi, considerata la più sensazionale rivelazione effettuata nel corso del 2021 per gli oggetti e gli elementi organici ritrovati, ha permesso di riportare alla luce una stanza angusta di 16 metri quadrati contenente tre letti fatti di corde e legno che riportano ancora i segni delle stuoie che li ricoprivano, accanto il vaso da notte, come riposto poco prima dell’eruzione del 79 d.C. Accanto ai giacigli degli schiavi i resti degli strumenti di lavoro, il timone di un carro, i finimenti dei cavalli e grande anfore.

La stanza era dunque probabilmente un dormitorio per un gruppo di schiavi illuminato dalla luce del giorno da una piccola finestra in alto, ma è possibile che fosse una piccola famiglia vista la presenza della brandina a misura di bambino. Il rinvenimento è avvenuto non lontano dal portico dove all’inizio del 2021 fu scoperto un carro cerimoniale attualmente oggetto di interventi di restauro e dal ritrovamento di due corpi pressoché integri di due uomini, un quarantenne avvolto nel suo caldi mantello di lana arricciato sul ventre e del suo schiavo, che cercavano di mettersi in salvo quella mattina di quel fatidico 25 ottobre del 79 d.C.,in base alla recente datazione.

Lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della Bmta va invece alla scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, nel sito di Karahantepe in Turchia”.