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l’iniziativa

“Geosciences for a sustainable future” ricorda le vittime dell’alluvione

Oltre 1100 scienziati provenienti da Università e Enti di ricerca italiani e stranieri, professionisti e giovani osserveranno un minuto di silenzio prima di ciascuna sessione scientifica per ricordare le vittime e le popolazioni colpite dall’alluvione nelle Marche. Nei giorni della manifestazione che ha preso il via oggi, “Geosciences for a sustainable futur” (https://geoscienze.org/torino2022/index.php), organizzata dalla Società Geologica Italiana (SGI) e dalla Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP), che si svolgerà nel complesso didattico di Torino Esposizioni, fino a mercoledì 21 settembre si discuterà proprio di un “futuro sostenibile”.
“Ribadiamo – hanno dichiarato Sandro Conticelli, presidente della Società Geologica Italiana e Francesco Princivalle, presidente della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia - il nostro sostegno alle popolazioni colpite e il nostro fermo disappunto per l'assenza di programmazione nella difesa del territorio da parte delle autorità di questo Paese, e in particolare nei confronti del bacino del Misa, già colpito otto anni fa da un evento, diverso per intensità e tipologia di fenomenologia atmosferica, ma simile per i danni”.
L’evento del Misa si ripete dopo otto anni dall’alluvione del 2014. Per quanto simili come effetti sulla popolazione e sul territorio, gli eventi sono molto diversi per le condizioni in cui si sono realizzati.
Piogge prolungate di minor valore cumulato su più giorni (ca 130 mm) e precedute da un eccesso di precipitazione, rispetto ai valori medi dei mesi antecedenti, hanno caratterizzato l’evento del 2014, mentre quello di quest’anno è caratterizzato da piogge estremamente intense (ca 420 mm) di brevissima durata e dopo un periodo siccitoso. Un evento quello di ieri che ricade, come descritto dai meteorologi, in una classe eccezionale controllato da condizioni atmosferiche che ne rendono praticamente impossibile la previsione. Eventi separati da un intervallo temporale relativamente breve per l’intensità storica, che portano in condizioni estreme il territorio e superano la capacità delle opere di difesa messe in opera. Eventi che per l’eccezionalità delle modalità di accadimento ne rendono difficile o impossibile la gestione in emergenza. Eventi che portano il territorio a livelli di esposizione che non sono sopportabili dalle comunità e dai singoli soggetti.
“Deve essere ricordato - afferma il professor Giovanni Crosta, esperto della Società Geologica Italiana e docente di Geologia Applicata presso l’Università di Milano Bicocca - che la comunità scientifica da tempo segnala alle autorità competenti che la fragilità del nostro Pianeta dipende anche dalla sua complessità, costituito da ambienti ed elementi diversi ma fortemente interdipendenti. Eventi, quasi istantanei rispetto alla lenta evoluzione di raggiungimento dell’equilibrio porta forzatamente a risposte ingigantite nel tentativo di ritrovare una condizione di equilibrio. Ciò impatta fortemente su tutto il patrimonio urbano, storico e anche di opere di difesa del suolo costruito nel tempo, spesso senza considerare l’effetto su o la risposta di un intero sistema ma concentrandosi sull’effetto locale”.  
Motivare e trovare cause specifiche è il lavoro imprescindibile che le autorità assieme a geologi, ingegneri e tecnici che possono e debbono fare adesso, a posteriori di questi eventi catastrofici, lavoro che può consentire alla comunità scientifica e tecnica e agli amministratori di analizzare i dettagli e le azioni possibili per un recupero di situazioni critiche.

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