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La mostra
24 Settembre 2025 - 11:41
Mila Maraniello (ph Bruno Ciniglia)
Dettagli evento
Data di inizio 03.10.2025 - 00:00
Data di fine 18.09.2025 - 00:00
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Ci sono mostre che non si visitano soltanto: si attraversano come sogni, come corridoi interiori che parlano una lingua invisibile. “Pixel e Penombra”, la personale di pittura digitale di Mila Maraniello, in programma dal 3 al 18 ottobre 2025 al Complesso Monumentale dell’Annunziata - Salone delle Colonne in via Annunziata a Napoli, è una di queste esperienze.
Un viaggio nel territorio segreto dove la tecnologia incontra l’ombra e l’ombra si fa custode di un mistero antico. Venticinque anni, una laurea magistrale conseguita all’Accademia di Belle Arti di Napoli, la Maraniello rappresenta una delle voci più giovani e sorprendenti della ricerca artistica digitale partenopea.
Questa esposizione segna il secondo capitolo del suo percorso creativo, a due anni di distanza dalla mostra “MyAr” | Napoli, Mystica et Arcana”, presentata nel Complesso di San Domenico Maggiore e accolta con grande interesse dal pubblico e dalla critica. L’artista sembra interrogare i nostri occhi e, più ancora, la nostra psiche: cosa resta dell’immagine, quando il suo corpo si dissolve in pixel? E cosa accade all’oscurità, quando si apre a squarci di luce digitale, rivelando un volto, un simbolo, un presagio?
In questa tensione tra il frammento tecnologico e la profondità archetipica, tra il codice e la rivelazione, la Maraniello compone un vero e proprio alfabeto visivo dell’inconscio. Il titolo della mostra “Pixel e Penombra-L’alchimia dell’onirico e del sacro”, racchiude già una dichiarazione di poetica.
Da un lato il pixel, unità minima e matematica, simbolo della contemporaneità che riduce e ricostruisce il reale. Dall’altro la penombra, spazio di sospensione e di attesa, grembo dove le immagini non si svelano mai completamente, ma vibrano di segreti. L’alchimia che l’artista compie è proprio questa: trasformare la freddezza digitale in materia spirituale, restituire al linguaggio tecnologico la sua dimensione visionaria, rituale, persino sacra.
La critica di Gianpasquale Greco, che accompagna l’esposizione, sottolinea la capacità dell’artista di attraversare il limite tra il sogno e la rivelazione, tra il profano e il sacro. Scrive infatti: «Circa trenta le opere in esposizione, la cui cifra stilistica è il pixel come materia pittorica emergente.
Un pixel ampio, sgranato, volutamente dissolvente della forma. Azzardando un paragone forse anacronistico ma sostanzialmente validabile, si tratta di essere ‘macchiaioli’ del digitale. Ovvero capovolgere i parametri della risoluzione digitale, che ha per primo membro dell’equazione l’elevato numero di pixel e per secondo la nitidezza dell’immagine. Ancora raccordando tutte le opere in una declinazione comune, si osserva un carattere di profondo silenzio, suggerito dall’essenzialità delle composizioni e dalla loro ieratica, tetra, cruda frontalità, quasi prive di volumetria e di senso plastico».
E non a caso, il vernissage del 3 ottobre alle ore 17:00, arricchito dai saluti istituzionali di Roberta Gaeta, consigliera regionale della Campania, e dagli interventi di Pino Perna (Presidente dell’Associazione “Annalisa Durante”) e dell’artista Elio Rumma, promette di trasformarsi in un rito collettivo. Le note musicali di Davide Zito accompagneranno i presenti in un’atmosfera sospesa, mentre la riflessione sarà guidata dal giornalista e sociologo Giuseppe Giorgio, chiamato a moderare l’incontro.
In fondo, l’opera di Mila Maraniello sembra suggerire che l’arte digitale non sia un semplice esercizio di tecnica, ma un varco verso le zone d’ombra della coscienza. La penombra è quella che ci abita, che custodisce paure, sogni, memorie arcaiche. Il pixel, invece, è il nostro tempo: frammentato, accelerato, smaterializzato.
Metterli in dialogo significa compiere un atto di resistenza poetica, un gesto di riconciliazione tra l’umano e il tecnologico, tra l’istinto e l’algoritmo. Passeggiando tra le opere, ci si sente spettatori e insieme protagonisti: i volti che emergono dalla sgranatura digitale sembrano guardarci, giudicarci, talvolta consolarci.
È un teatro silenzioso, un altare laico dove ognuno può riconoscere le proprie luci e le proprie ombre. L’alchimia, appunto, non è solo nelle immagini: è nello sguardo che si lascia trasformare. Napoli, città di luce e di ombre, di superstizioni e rivelazioni, diventa lo scenario perfetto per questa esposizione che unisce il linguaggio digitale a un senso quasi mistico della rappresentazione.
Nel cuore del Complesso dell’Annunziata, tra pietra e memoria, la pittura digitale di Mila Maraniello svela la sua forza: non l’illusione di un virtuale sterile, ma la potenza antica di un sogno che si fa carne di pixel e respiro di penombra. Un’alchimia che richiama certe misteriose tradizioni partenopee, quelle che nei secoli hanno intrecciato scienza e magia, arte e segreto, lasciando nei vicoli della città tracce di esperimenti visionari e di enigmi che ancora oggi sembrano respirare.
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