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15 Giugno 2019 - 13:52
"L’Italia è diventata parte di me, sono tornata perché una volta qui mi sentivo a casa e spero di sentirmi così ancora un giorno". Amanda Knox parla in lacrime dal palco del 'Festival della Giustizia penale' di Modena. "Tanta gente pensa che io sia pazza a venire qui, ho paura di essere derisa, molestata e di ricevere nuove accuse" aggiunge la 31enne condannata in primo grado e poi assolta per l’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel novembre del 2007.
"I giornalisti scrivevano di orge sessuali, mi hanno ribattezzato 'Foxy Knoxy', hanno fatto speculazioni" aggiunge Amanda, visibilmente commossa. "E questa storia falsa è entrata anche in aula di tribunale, mentre io in cella potevo solo soffrire in silenzio. L’inchiesta è stata contaminata da questa storia falsa ed era impossibile per me avere un processo giusto, per l’opinione pubblica io ero un oggetto da consumare".
"Spero di avere un confronto con il mio pm Giuliano Mignini, un faccia a faccia fuori dagli schemi 'buono-cattivo' perché era questa contrapposizione a rendere impossibile la comprensione fra noi" dice Amanda Knox nel suo intervento. "Per me lui era un mostro da temere che voleva solo distruggere la mia vita ma grazie al documentario di Netflix non ho visto un uomo cattivo ma ho visto motivazioni nobili di chi voleva rendere giustizia a una famiglia in lutto".
"Alcuni hanno affermato che con la mia presenza qui stia traumatizzando nuovamente la famiglia Kercher e profanando la memoria di Meredith, ma si sbagliano" afferma la 31enne. "So che molte persone pensano che io sia cattiva. So che nonostante la mia assoluzione emessa dalla Corte di Cassazione rimango una figura controversa per l'opinione pubblica, soprattutto e specialmente qui in Italia", sottolinea la Knox puntando il dito contro il linciaggio mediatico a cui è stata sottoposta.
"I media hanno concentrato l'attenzione su di me e ai poliziotti serviva un colpevole per questo mi hanno arrestato senza prove e il giorno dopo hanno fatto una conferenza stampa solo per dire che il caso è chiuso".
"Quando ero in carcere ho meditato sul suicidio" rivela Amanda. "A vent'anni ero una ragazza felice e vivace e sono stata costretta a trascorrere da sola i miei primi 20 anni, imprigionata in un ambiente disumano e malsano. Invece di sognare una carriera o una famiglia, ho meditato - le parole di Amanda Knox - sul suicidio. Tutti i membri della mia famiglia hanno avuto le loro vite sconvolte dopo questa vicenda".
Prima del suo intervento, ressa di fotografi e giornalisti per la 31enne di Seattle arrivata al Forum Monzani per il dibattito sul processo penale mediatico, parlando per la prima volta pubblicamente da quando è tornata in Italia. In questi due giorni, da quando si trova nel nostro Paese, non ha concesso alcuna intervista "nella speranza", come ha scritto lei stessa su Twitter, che ciò che dirà a Modena "parlerà da sé". Ad accompagnarla ci sono il fidanzato Christopher Robinson, la mamma e i suoi legali. Ad organizzare l’incontro con la Knox, che per il suo intervento non avrebbe percepito alcun compenso, sono stati la Camera penale di Modena insieme con l’Italy Innocence Project.
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