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03 Luglio 2019 - 17:35
Grazie ai legali e rassicurazioni all'equipaggio della Sea Watch: queste le prime parole di Carola Rackete, come riferito nel corso della conferenza stampa convocata dalle associazioni alla stampa estera, dalla portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi. La capitana avrebbe scherzato dopo la sua liberazione decisa dal gip: "Mi ha chiesto se era il caso di migrare in Australia ad occuparsi di albatros".
"Mi ha detto di ringraziare i legali per il lavori fatto insieme perché Carola ha usato il tempo dell'isolamento per ricostruire l'accaduto - ha aggiunto -. Mi ha chiesto di mandare rassicurazioni e saluti all'equipaggio".
La capitana - che come confermato dal padre Ekkehart Rackete in una intervista all'agenzia di stampa tedesca Dpa rimarrà in Italia fino alla prossima udienza a suo carico il 9 di questo mese - "sta bene. Ha trascorso tre giorni di isolamento, non si rende conto della risonanza che la vicenda sta avendo". E sul caso aggiunge: "Che una nave umanitaria venga considerata la più urgente minaccia all'ordine pubblico, credo che questo renda ridicolo il Paese. L'ordinanza di ieri ristabilisce ordine sulla gerarchia delle norme e restituisce dignità al Paese".
E per quanto riguarda le polemiche con il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, Linardi taglia corto: "Prendiamo atto che è una persona che ci insulta dalla mattina alla sera invece di ottemperare ai suoi compiti. Nessuno - aggiunge - può chiamarci vicescafisti o quant'altro senza averne prova e non dire una parola quando a una donna viene insultata e le viene augurato di essere stuprata''.
"Chi intraprende certe direzioni - continua la portavoce - lo fa perché si culla sul fatto di non avere alcuna idea" della situazione a bordo di una nave ma "voglio credere che se si trovasse a bordo sarebbe il primo a tendere una mano: se non lo facesse sarebbe un mostro. E' un atto istintivo di umanità".
Linardi punta il dito: "C'è stata una sensazione di abbandono da parte dei livelli nazionali e internazionali. Per 17 giorni la Sea Watch 3 ha tentato tutto ciò che poteva per un ingresso regolare. Non c'era nessuna alternativa a Lampedusa", ha quindi sottolineato, spiegando che la ong non aveva nessuna intenzione di dirigersi verso paesi in guerra, né in Tunisia dove proprio in quei giorni una nave era bloccata, né a Malta più lontana di "50 miglia rispetto a Lampedusa". "Il comandante Carola ha fatto il suo dovere, le autorità hanno ignorato il comandante, che ha quindi fatto rotta verso un porto sicuro", ha concluso.
La capitana della "Sea-Watch" Carola Rackete rimarrà in Italia fino alla prossima udienza a suo carico il 9 di questo mese, ha confermato il padre, Ekkehart Rackete, in una intervista all'agenzia di stampa tedesca "Dpa". Ieri sono stati revocati gli arresti domiciliari. All'udienza preliminare del 9, Carola dovrà rispondere di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
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