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12 Ottobre 2015 - 11:31
Il piccolo veniva utilizzato come scudo dal nonno
COSENZA. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno arrestato due persone accusate dell'omicidio di Antonio Iannicelli, della compagna marocchina Touss Ibtissam e del nipotino Nicola Campolongo, di 3 anni. Anche il corpicino del piccolo Cocò, come tutti lo chiamavano, venne trovato bruciato in auto il 16 gennaio 2014 a Cassano all'Ionio. I tre erano stati uccisi con diversi colpi di pistola. Le indagini dei carabinieri, oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, hanno consentito di individuare il movente, documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed evidenziare le dinamiche criminali nel territorio della Sibaritide.
Il piccolo Cocò veniva utilizzato come scudo dal nonno che lo aveva in custodia. Il bambino era stato affidato a lui dopo l'arresto dei genitori, coinvolti in reati di droga. È proprio il traffico di stupefacenti il movente del triplice delitto avvenuto a Cassano all'Ionio il 16 gennaio 2014. Iannicelli sapeva di essere in contrasto con il gruppo criminale che opera sulla Sibaritide e probabilmente ha portato con sé il nipotino nell'incontro risultato poi fatale con i suoi assassini. La furia omicida non ha risparmiato il piccolo, che è stato prima ucciso e poi bruciato insieme al nonno e alla compagna in auto.
Cocò conosceva i suoi assassini. È una delle ipotesi avanzata dai carabinieri. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, il contesto in cui è maturato l'omicidio è quello del traffico di droga. Gli autori dell'efferato delitto frequentavano gli stessi ambienti di Iannicelli, da qui l'ipotesi che il nipotino li conoscesse bene e la decisione di non risparmiarlo all'atroce fine a cui era destinato il nonno.
L’omicidio del piccolo Cocò aveva suscitato l’attenzione di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza san Pietro, il 26 gennaio 2014.
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