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15 Ottobre 2015 - 18:10
L'area dei Variconi a Castel Volturno è stato per anni territorio di caccia, di bracconaggio poi c'è stata la devastazione dell'inquinamento. Ora i volontari stanno recuperando un patrimonio naturale di incredibile valore
CASTEL VOLTURNO. La sveglia suona presto, alle 5 di mattina, il sole ancora deve sorgere nella riserva naturale dei Variconi a Castel Volturno. Un gruppetto di volontari è già all’opera per sistemare le reti necessarie a catturare i piccoli uccelli passeriformi, come il pettirosso o l’usignolo di fiume. È la giornata dell’inanellamento degli uccelli migratori che passano da qui, ogni dieci giorni si fa quest’attività, per monitorare i viaggi degli uccelli, ma soprattutto per controllare il loro stato di salute e, di conseguenza, quello dell’ambiente in cui vivono. Un’attività che dall’inizio dell’anno ha già fatto il check up a 1.200 volatili e che è svolta da volontari, persone appassionate che con il loro impegno stanno garantendo un cambiamento profondo, e in meglio, del territorio. Un territorio, quello della foce del Volturno, per anni flagellato dalla stupidità dell’uomo, prima con la caccia e il bracconaggio e poi con l’inquinamento e che adesso, grazie agli sforzi di queste persone, lentamente sta voltando la triste pagina del passato per scriverne una nuova fatta di riscatto, ambiente e sostenibilità grazie al “fare”, e non solo al “dire” di persone che credono a una possibilità futura per queste terre.
I VARICONI. La riserva naturale è stata istituita negli anni settanta, dopo che quel tratto di costa per anni era stato il territorio di caccia dei napoletani. I cacciatori partenopei fittavano le botti dai castellani per 5 o 6 mila lire e dopo una giornata passata a sparare, tornavano in città con un ricco bottino di volatili. Anche se negli anni settanta diventa riserva naturale il problema della caccia e del bracconaggio rimane e l’oasi è abbandonata a se stessa diventando in breve tempo una discarica. Poi la storia cambia nel 2010 grazie ad Alessio Usai, laureato in Scienze Naturali e responsabile dell’Ente Riserve Naturali Regionali “Foce Volturno – Costa Licola” e “Lago Falciano”, insieme a altri due volontari comincia a ripulire la zona, ripristina i percorsi all’interno della riserva e le strutture per il monitoraggio e l’osservazione degli uccelli migratori. «È questa la nostra forza - racconta Alessio -. Trovare ogni giorno nuove persone che condividono questa passione, abbiamo iniziato in tre, ora siamo tanti, ma c’è tanto da fare e quindi ben vengano altre persone». Tante le difficoltà per far cambiare questa riserva come spiega Alessio: «La prima difficoltà è l’ignoranza, intesa come mancanza di cultura del territorio, le persone non sanno cosa si fa qui e cosa si può fare qui. Poi c’è lo scontro con la cultura retrograda diffusa da queste parti, in cui si vede nella caccia e nel bracconaggio, problema che abbiamo ancora oggi, una fonte di reddito mentre non si pensa al potenziale turistico legato all’ambiente e alla natura che qui c’è e non è sfruttato». La formula del cambiamento sta tutta nella volontà, «Noi abbiamo cambiato le cose qui impegnandoci con passione “facendo” le cose non postando sui social la foto del problema. Adesso le cose qui sono diverse, ma la gente si dimentica come era prima e non fa caso al cambiamento».
LE ATTIVITA’. Intanto si procede all’inanellamento dei volatili i giovani volontari ci spiegano: «Svolgiamo attività per l’Ispra, come questa attività di Monitoring legata alle altre aree umide Ramsa d’Italia, in Campania ce ne sono due, questa e una Salerno. Noi raccogliamo i dati catturando gli uccelli in delle reti, che non creano troppo stress al volatile, poi controlliamo il loro stato di salute e verifichiamo se sono in migrazione, oppure sono qui in modo stanziale o in attesa di ripartire, dopo aver applicato l’anello identificativo e li liberiamo». Tra i volontari c’è Bruno, ex cacciatore convertito originario della zona che dice: «Ho sempre avuto la passione della natura e la caccia se fatta entro i limiti di legge è un modo di stare a contatto con la natura, poi ho appeso il fucile al chiodo e ho conosciuto i ragazzi dei Variconi, adesso la mia passione la esprimo nel modo migliore aiutando l’ambiente e questi ragazzi».
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