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12 Novembre 2015 - 11:40
Per gli inquirenti ha ripreso le redini del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù
PALERMO. Salvatore Profeta, scarcerato nel 2011 dopo essere stato scagionato dalle accuse per la strage Borsellino, torna in carcere nell'ambito di una operazione condotta dalla Squadra mobile di Palermo diretta da Rodolfo Ruperti. Dopo la scarcerazione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Profeta ha ripreso le redini del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù, del quartiere Guadagna di Palermo. L'operazione antimafia, denominata 'Stirpe', ha fatto emergere come ancora oggi i clan mafiosi ricorrono ai riti di affiliazione come nel passato. Il blitz, nel corso del quale è stato arrestato Profeta, ha disarticolato il vertice della cosca. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina.
Sono finiti in carcere anche il figlio e il nipote del boss Salvatore Profeta "i quali, non appena quest’ultimo è tornato in libertà, si sono messi a disposizione dello stesso nella gestione degli affari della consorteria mafiosa", dicono gli investigatori. Il provvedimento è stato eseguito anche nei confronti di Rosario e Antonino Profeta, nipote e figlio del boss, "rispettivamente impegnati nella gestione delle attività imprenditoriali e nelle estorsioni della consorteria mafiosa" di Santa Maria di Gesu'.
"Salvatore Profeta era il Padrino della Guadagna di Palermo. Veniva circondato dai questuanti proprio come accade nel film di Coppola con don Vito Corleone'' spiega all'Adnkronos Leonardo Agueci, Procuratore aggiunto di Palermo, che ha coordinato l'inchiesta dell'operazione 'Stirpe'. "Abbiamo scoperto che, nonostante tutti i discorsi che facciamo sulla mafia in evoluzione, esiste ancora in alcune zone di Palermo la mafia tradizionale, con il 'Padrino' che governa il territorio di sua competenza, un rapporto di gestione del potere nel territorio", dice.
Nel 2012 la processione per le strade del quartiere Guadagna di Palermo della 'Madonna dormiente' deviò il percorso per sostare sotto l'abitazione del boss Salvatore Profeta, è uno dei retroscena emersi dall'operazione antimafia 'Stirpe' . Il corteo religioso si fermò, come raccontano gli investigatori, e deviò la processione dalla strada principale per la via in cui abita il boss arrestato oggi.
"I portatori della vara appartenenti alla confraternita erano seguiti dalla banda e tutti insieme hanno deviato il percorso pur di fare l'inchino davanti all'abitazione di Profesta che era stato scarcerato da poco", dicono oggi gli inquirenti. "Poi è stata invertita la direzione e il corteo ha ripreso il cammino".
. "Il boss mafioso, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come 'uomo d’onore' della famiglia di Santa Maria di Gesù sin dai tempi di Stefano Bontate, nonché già destinatario di numerose condanne per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti, venne arrestato per la strage di via d’Amelio e scarcerato a ottobre del 2011 a seguito della revisione del processo", ricordano gli inquirenti.
"Non appena è stato rimesso in libertà, Salvatore Profeta ha ripreso le redini del mandamento - aggiungono dalla Squadra mobile - La sua posizione di comando è stata riconosciuta incondizionatamente sin da subito anche da altri esponenti mafiosi di spicco che in diverse occasioni si sono sottoposti al “rito del bacio in fronte” dispensato dal capo famiglia".
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