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Ergastolo duro, Corte europea boccia l'Italia. Morra: «A rischio il 41 bis»

Ergastolo duro, Corte europea boccia l'Italia. Morra: «A rischio il 41 bis»

La Grand Chambre della Corte Europea dei Diritti Umani, che non è legata all'Ue ma al Consiglio d'Europa, ha respinto ieri, tra gli altri, il ricorso presentato dall'Italia contro la sentenza del 13 giugno 2019 sul cosiddetto ergastolo ostativo, cioè il carcere a vita che non prevede benefici né sconti di pena, applicato in Italia per reati gravissimi come l'associazione mafiosa o il terrorismo, in assenza di collaborazione con la giustizia da parte del condannato. Lo ha comunicato la Corte poco fa. Con quella sentenza, che riguardava il caso di Marcello Viola, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che la condanna al carcere a vita "irriducibile" inflitta al ricorrente viola l'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti umani.

Il ricorrente, Marcello Viola, nato nel 1959, fino al giugno scorso era detenuto nel carcere di Sulmona, nell'Aquilano, dove sconta condanne per reati tra i quali associazione mafiosa, omicidio, sequestro di persona, detenzione illegale di armi da fuoco. Tra il 2000 e il 2006 è stato sottoposto al regime carcerario speciale 41 bis; il 14 marzo 2006 il Tribunale di Sorveglianza ha accolto un ricorso di Viola e ha posto fine al 41 bis. Viola ha poi chiesto di poter lasciare il carcere con un permesso per due volte; in entrambi i casi la richiesta è stata respinta, perché il condannato non aveva collaborato con la giustizia, né era stato accertato che avesse rescisso i legami con l'associazione criminale.

Nel 2015 il detenuto ha fatto ricorso, invano, poiché la concessione di permessi è condizionata alla collaborazione con la giustizia e all'interruzione permanente dei legami con la mafia; anche la Corte di Cassazione, il 22 marzo 2016, ha respinto le richieste di Viola. Il condannato ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani, che fa capo al Consiglio d'Europa, organizzazione internazionale che conta 47 Stati membri (da non confondersi con il Consiglio Ue e con il Consiglio Europeo, istituzioni dell'Ue), e non all'Unione Europea, sostenendo che l'ergastolo "irriducibile" viola l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che proibisce i trattamenti inumani e degradanti, e l'articolo 8, che prevede il rispetto per la vita privata e familiare.

Per il detenuto, il regime carcerario cui è sottoposto è "incompatibile" con l'obiettivo della riabilitazione e della reintegrazione sociale del reo. Il ricorso alla Corte è stato depositato il 12 dicembre 2016.

Per il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra «ora è a rischio il 41 bis». «È il regime che controlla rigorosamente ogni forma di comunicazione - spiega in diretta Facebook - nel 41bis non si può, né si deve comunicare perché, non avendo dato un segnale di ravvedimento, il detenuto è considerato ancora parte dell'associazione mafiosa». «Cari giudici e giuristi di tutta Europa e del mondo, se voi sapeste che cosa significa la lotta alla mafia forse uno scrupolo in più prima di emettere sentenze di tal fatto lo avreste, ma evidentemente ancora bisogna capire». «Oggi siamo stati sconfitti su un fronte importantissimo, cercheremo di capire in tutte le sedi opportune e legittimate giuridicamente come evitare effetti peggiori di questo rigetto operato dalla Cedu - continua Morra - Al tempo stesso faremo piena informazione perché sempre più europei capiscano che le mafie non vanno sottovalutate ma combattute». «Qui si è offesa la memoria di uomini come Falcone, Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa", ha continuato Morra. "La notizia - ha sottolineato - intristisce tutti coloro che ritengono che le mafie devono essere combattute con la massima fermezza e determinazione". Secondo Morra "l'azione di contrasto alle mafie deve essere il primo obiettivo di qualsiasi seria azione di governo».

L'associazione Antigone si dice soddisfatta della sentenza. «La Corte dei diritti umani di Strasburgo codifica un principio per l'Italia che in passato ha riguardato anche altri Paesi: l'ergastolo senza prospettiva di rilascio viola l'articolo 3 della Convenzione che vieta la tortura» dice all'Adnkronos Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. «Siamo totalmente d'accordo sul fatto che ci deve essere sempre una prospettiva di rilascio. E chiunque oggi dica che adesso si introduce un automatismo nell'uscita, afferma qualcosa non corrispondente al vero. Non c'è alcun allarme sociale. Sostenere che i mafiosi adesso escono dal carcere, significa non fidarsi dei giudici». Gli ergastolani in Italia sono circa 1.700, di cui due terzi ostativi. «Avevo cofirmato - ricorda Gonnella - un atto di intervento davanti alla Corte per cui bisogna restituire ai giudici, organo dello Stato, la possibilità di decidere caso per caso quando vi sia la possibilità di non morire in carcere per chi ha dato prova di partecipazione ai progetti di reintegrazione sociale. Detto questo ora, bisogna andare a modificare la legge. Perché la sentenza è un invito al legislatore».

 

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