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14 Dicembre 2019 - 18:24
Almeno trentamila in piazza a Roma
ROMA. Le sardine riempiono piazza San Giovanni,decine di migliaia a cantare “Bella Ciao”, ma anche l’Inno di Mameli. Gli slogan sono tanti, ma il più ricorrente è “Roma non si Lega”, per ribadire lo spirito antisovranista con cui un mese fa, da piazza Maggiore a Bologna, nasceva il movimento. Perché «quando la bestia del populismo fa campagna sul tuo territorio hai due scelte: stringerti o perderti. La piazza di Bologna ha scelto di stringersi e dire “qui non si passa”», tuona il fondatore, Mattia Santori, senza mai nominare Salvini. In un mese le sardine hanno riempito 113 piazze in Italia e all’estero. Il segnale si è amplificato e ha assunto forme diverse, ma gli attivisti continuano a negare l’intenzione di trasformarsi in un partito o in un movimento: «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire», scherza Santori, ma mica tanto. Non è chiarissimo in cosa si declinerà questa moltitudine. Il fondatore parla di persone scomode, che «non abboccano», raccolte in un «aggregatore di idee». Però hanno una sorta di manifesto, sei richieste alla politica, sei “pretese” per la precisione: «Pretendiamo che chi è stato eletto vada a fare politica in sede istituzionale e non campagna elettorale permanente. Pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solo sui canali istituzionali. Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social, sia economica sia comunicativa. Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e traduca questo sforzo in messaggi fedeli ai fatti. Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma. È il momento che la violenza verbale venga equiparata alla violenza fisica. Chiediamo di ripensare al decreto sicurezza».
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