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17 Dicembre 2019 - 13:39
Papa Francesco interviene sui reati di pedofilia commessi da esponenti del clero, modificando e aggiornando alcuni termini relativi al reato e al processo ecclesiastico, con due 'rescripta' separati ma inerenti lo stesso tema, che più di uno scandalo ha provocato all'interno della Chiesa e fin dentro le mura del Vaticano.
Con il 'Rescriptum ex audientia' sulla riservatezza delle cause, il Papa abolisce il segreto pontificio riducendolo a semplice segreto d'ufficio, mentre con il 'Rescriptum ex audientia' di modifica delle norme relative ai reati più gravi, il Pontefice apre anche ai laici i ruoli di procuratore e avvocato e innalza da 14 a 18 anni l'età massima delle vittime di pedofilia e pedopornografia.
Il primo 'rescriptum' sarà immediatamente operativo subito dopo la sua pubblicazione sull'Osservatore Romano, mentre il secondo 'rescriptum' entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio del 2020 una volta inserito degli Acta Apostolicae Sedis.
La riduzione del segreto pontificio a semplice segreto d'ufficio, come specifica monsignor Juan Ignacio Arrieta segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, "intende precisare il grado di riservatezza con cui devono essere gestite le notizie o le denunce concernenti abusi sessuali compiuti da chierici o persone consacrate contro minori e altri soggetti determinati, nonché quelle eventuali condotte di autorità ecclesiastiche che tendessero a silenziarle o coprirle".
Lo scopo della nuova istruzione di Papa Francesco è di "cancellare la soggezione al segreto pontificio riconducendo il livello di riservatezza, doverosamente richiesta a tutela della buona fama delle persone coinvolte, al normale segreto d'ufficio che ogni sacerdote o il titolare di un pubblico ufficio è tenuto a osservare, in modalità distinte a seconda che si tratti di soggetti che hanno diritto a conoscere queste notizie e di chi invece non è in possesso di alcun titolo per averle". Il documento vuole "dare certezza sul modo di comportarsi in queste situazioni che, in alcuni casi per i ministri sacri, possono sfiorare irrinunciabili doveri morali di segretezza".
In effetti, il motu proprio su 'La tutela dei minori' del marzo 2019 e la contestuale legge vaticana sulla protezione dei minori e di persone vulnerabili impone all'interno della Santa Sede l'obbligo di denuncia di questo genere di reati perpetrati da impiegati o comunque avvenuti nel territorio del Vaticano, salvo l'ovvio 'sigillo sacramentale' che deve essere sempre rispettato dal sacerdote che confessa un reo. Mentre il successivo motu proprio 'Vos Estis Lux Mundi' del maggio 2019 allarga l'obbligo di denuncia "rispetto a condotte illecite di chierici o consacrati, includendo gli atti sessuali con adulti realizzati con abuso di autorità e il silenzio colpevole su condotte di questo genere nel corso di inchieste ecclesiastiche avviate nei confronti dei responsabili di tali crimini"; ma senza fare alcun cenno diretto al segreto pontificio.
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