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07 Febbraio 2020 - 13:57
"Da latitante ho incontrato Berlusconi almeno per tre volte". Lo ha detto, nella sua deposizione al processo sulla 'ndrangheta stragista, il boss mafioso Giuseppe Graviano. "Fu mio nonno ad avere i contatti con gli imprenditori milanesi. Poi, quando è morto mio padre, mi prese in disparte e mi disse 'Io sono vecchio e ora te ne devi occupare tu'. Poco dopo mio nonno, che aveva più di 80 anni, morì", ha aggiunto.
"Con Berlusconi cenavamo anche insieme. E' accaduto a Milano tre in un appartamento. Tramite mio cugino avevamo un rapporto bellissimo", ha aggiunto confermando alcuni passaggi che il pm Giuseppe Lombardo gli legge delle intercettazioni con il boss Umberto Adinolfi nel carcere di Terni.
"Già nel 1992 Berlusconi annunciò a mio cugino Salvo che voleva entrare in politica. Io non lo incontrai - ha precisato riferendosi alla circostanza- ma lo incontrò mio cugino Salvo a cui Berlusconi parlò di questo progetto di entrare in politica".
"Berlusconi fu un traditore, perché quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell'ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose", ha detto ancora. Il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo gli ha letto l'intercettazione del 19 gennaio 2016 quando, conversando con il boss Umberto Adinolfi, disse: "Berlusconi prese le distanze e fece il traditore". E oggi ha confermato quella frase e ha spiegato i motivi di quel 'tradimento'.
"Un avvocato di Forza Italia mi disse che stavano cambiando il Codice penale - dice ancora Graviano - e che doveva darmi brutte notizie. Perché in Parlamento avevano avuto indicazioni da Berlusconi di non inserire quelli coinvolti nelle stragi. Lì ho avuto la conferma che era finito tutto. Mio cugino Salvo era morto nel frattempo per un tumore al cervello. E nella riforma del Codice penale non saremmo stati inseriti tra i destinatari dell'abolizione dell'ergastolo". E ha aggiunto: "Questo mi portò a dire che Berlusconi era un traditore".
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