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16 Gennaio 2016 - 15:26
Quanto accaduto a Brescia ha dell'incredibile. Anche in questo caso ci sono decine di ragazzi in attesa di sapere se hanno contratto il virus dell’Hiv
ROMA. "Nel nostro ordinamento esiste già il reato di ‘epidemia’, previsto dal ‘Codice Rocco’, un reato punito con la pena dell’ergastolo, per chi diffonde ‘germi patogeni’. Sono trascorsi 85 anni ed è opportuno rivedere quel reato, adeguandolo all’evoluzione del tempo, delle malattie e, purtroppo, anche dei recenti casi di cronaca nera" dichiara Roberto Calderdoli della Lega Nord.
"A Roma -spiega il senatore del Carroccio- un uomo ha volutamente avuto rapporti sessuali non protetti con un numero elevato di donne, 31 delle quali già risultate positive al virus dell’Hiv. E il numero delle contagiate, e dei loro successivi partner (già due di loro risultano contagiati), purtroppo potrebbe aumentare ancora e anche notevolmente".
"Oggi nel bresciano -prosegue- è stato arrestato un ‘untore’, anche lui malato di Hiv, che contattava minori in chat, li adescava e li pagava perché avessero rapporti sessuali non protetti con lui, allo scopo, volutamente dichiarato, di contagiarne il maggior numero possibile perché altri patissero la sofferenza che stava provando lui per aver contratto questa malattia".
"Anche in questo caso -prosegue Calderoli- ci sono decine di ragazzi in attesa di sapere se hanno contratto il virus dell’Hiv o meno e successivi partner che potrebbero a loro volta essere stati infettati"
"Davanti a casi di questa gravità -osserva l'esponente leghista- non è più sufficiente applicare i reati normalmente previsti, come le lesioni, e non basta neppure il tentato omicidio: per questo presenterò una proposta di legge per rivedere il reato di ‘epidemia’ allargandolo a questi ‘untori’, a coloro che volutamente cercano di contagiare una malattia sessualmente trasmissibile".
"Puniamo questi ‘untori’ con l’ergastolo, per evitare che in un futuro possano nuovamente cercare di contagiare qualcuno e per mettere un forte deterrente per chiunque pensi di trasmettere volutamente la propria malattia ad altre persone", conclude.
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