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13 Marzo 2020 - 15:43
NAPOLI. Antonio Giordano e Luciano Mutti dello Sbarro Institute presso la Temple University di Philadelphia, e Mario Caputi, dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” collaborano da anni nei rispettivi ambiti di genetica ed immunologia dei tumori e di patologie dell’apparato respiratorio.
Professor Giordano, da Napoli arriva la speranza contro il coronavirus?
«È un po’ presto per esprimere un parere definitivo anche se l’idea di ridurre ed attenuare il pericolo piu grave rappresentato dall’infiammazione a livello dell’interstizio e della membrana di scambio polmonare coglie sicuramente un aspetto di centrale importanza nella battaglia contro questo virus».
Ora i ricercatori chiedono un protocollo nazionale per l’uso del farmaco...
«Prima di arrivare al protocollo nazionale occorrono sperimentazioni cliniche controllate, nonché una valutazione del rapporto costo-beneficio rispetto ad altri farmaci antinfiammatori, ma i miei colleghi sanno benissimo come regolarsi e stanno già seguendo tutte le regole».
Pensa che le misure del Governo italiano siano adeguate o occorra una stretta ulteriore?
«Al momento sembrano sufficienti. Chiaramente è necessario uno stretto monitoraggio dell’incidenza dei nuovi casi come del resto mi sembra stia avvenendo».
Osservando una disciplina ferrea da parte dei cittadini, con limitazione delle uscite alla necessità, crede che nel termine fissato del 3 aprile l'Italia possa aver superato la fase più critica?
«È quello che tutti auspichiamo. Inutile dire che le prossime settimane saranno decisive. Occorre l’impegno di tutti. Solo insieme si può».
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