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27 Aprile 2020 - 16:58
La denuncia arriva dal presidente di Cosmetica Italia Renato Ancorotti
ROMA. «La chiusura di acconciatori e centri estetici fino al primo giugno mette a rischio 50.000 imprese e favorisce il lavoro abusivo a domicilio». La denuncia arriva da Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, Associazione nazionale imprese cosmetiche, che nell'esprimere una "profonda insoddisfazione" per le decisioni annunciate ieri nel corso della conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte connesse alla firma del Dpcm 26/04/2020, rimarca:
«Dobbiamo purtroppo considerare che nessun tavolo è stato aperto per la definizione di un protocollo sanitario condiviso finalizzato alla ripresa in sicurezza di queste attività.
Confidiamo però che sia ancora possibile un ripensamento del governo ed una ridefinizione delle regole a sostegno della categoria».
«Come produttori di cosmetici - prosegue Ancorotti - siamo preoccupati per una decisione che avrà impatti sia sul canale distributivo di acconciatori e centri estetici sia sulla filiera produttiva, con inevitabili ricadute occupazionali. Il settore è certamente in grado di darsi ulteriori regole igienico-sanitarie rigorose, a completamento di quelle efficaci già normalmente applicate, per una ripresa rapida che coniughi attenzione alla salute e alla sicurezza degli operatori e dei clienti, richiesta di benessere dei cittadini e riduzione degli impatti sociali».
Secondo l'Associazione di categoria, il prolungamento del lockdown fino al 1 giugno genererebbe inevitabilmente «una grave crisi sociale a carico di quasi 300.000 famiglie italiane, per 90 giorni senza una fonte di reddito
e senza alcuna misura di sostegno efficace.
Le conseguenze saranno certamente la cessazione definitiva di oltre un terzo delle attività - fino a 50.000 negozi, con la probabile ricaduta occupazionale per oltre 100.000 addetti - con il rischio di favorire la nascita e la diffusione di lavoro nero a domicilio senza controlli né misure di sicurezza, incrementando in modo esponenziale il pericolo di contagio che le misure vorrebbero evitare».
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