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28 Aprile 2020 - 13:06
«Ho sempre cercato di preservare la mia famiglia, da tutto e da tutti, proteggendola, usando a volte anche l'eccesso d'amore. Ma oggi, come spiego a mio moglie ed a mia figlia che questa nostra Italia conclude la ricostruzione del nuovo ponte?». Così Roberto Battiloro, padre di Giovanni Battiloro (nella foto), il 29enne giornalista e videomaker di Torre del Greco morto nel crollo del Ponte Morandi, commentano la posa dell'ultima campata del nuovo viadotto.
«Certo cosa giusta è ripartire - scrive su Facebook Roberto Battiloro - ma come faremo mai a ripartire noi, lasciati monchi, senza un figlio, ucciso a 29 anni dallo Stato Italiano che ha finto di controllare le manutenzioni delle società della famiglia Benetton? Lavori mai fatti sul vecchio Ponte Morandi, crollato il 14 agosto del 2018, insieme alla nostra vita e alla vita di altre centinaia di persone tra vittime e familiari».
«Tutta questa solerzia, questa produttività, mi sarei aspettato fosse stata profusa nella ricerca di una verità e di una conseguente giustizia. Mio figlio, a 29 anni è stato portato via dai suoi affetti più grandi, dalla madre e dal padre, dalla sorella e dagli zii, dai cugini e da tutti gli amici che lo amavano. Come riusciremo mai a mettere insieme i pezzi della mancanza? Nessuna ricostruzione sarà in grado di ricostruire le nostre anime uccise insieme al nostro ragazzo. Nessun gaudio, solo immenso dolore per ciò che ancora oggi si finge di non vedere, la corruzione a tutti i livelli, politici e amministrativi. Uccidere per lucrare. Che sia fatta giustizia», conclude Roberto Battiloro.
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