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Luca Parmitano: «Nello spazio sapevo del Coronavirus da novembre»

Luca Parmitano: «Nello spazio sapevo del Coronavirus da novembre»

Luca Parmitano sapeva dell'esistenza del Coronavirus da novembre e cioè prima che la Cina annunciasse pubblicamente il diffondersi dell'epidemia. Lo ha ammesso in due interviste nel mese di aprile per due differenti trasmissioni televisive italiane. Sulla stazione orbitante monitoravano quanto stava accadendo sulla Terra.

Parmitano, come riporta David Rossi in difesaonline.it, in merito al Coronavirus afferma: «A bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; abbiamo anche accesso alla rete internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e già da novembre, avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa…». Era il 25 aprile e la trasmissione era Petrolio su Rai 1.  E ancora: «Sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro già da novembre eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d’occhio proprio in Europa poco prima del mio rientro». Questa la dichiarazione del 9 maggio a TG2 storie.

«Innanzitutto, il colonnello Parmitano per primo in Italia e con l’autorevolezza della sua persona e del suo grado, ha confermato ciò che all’estero riportano persino media mainstream 1, 2, cioè che l’intelligence americana avvertì gli alleati e altri governi, fra cui quello israeliano, già a novembre 2019, mentre ancora ufficialmente la Cina comunista non dichiarava alcuna epidemia da coronavirus» scrive Rossi.

Se così fosse, quindi, sarebbero stati molti i Paesi a conoscenza della grave emergenza sanitaria in corso, Italia inclusa. Senza però fare nulla.

«All’epoca, la Corea del Sud e il Giappone avevano ricevuto le stesse comunicazioni - e forse di più - e si erano adeguati perché avevano fatto le terribili esperienze della SARS e della MERS molto da vicino e, per ragioni storiche e geopolitiche, si fidano della Repubblica Popolare Cinese molto poco. In Occidente, gli avvertimenti non sono stati ritenuti meritevoli di reazione, a parte averli fatti circolare come pare di capire, fra gli stessi governanti che poi hanno, più o meno maldestramente, gestito la crisi» continua Rossi.

«Verrebbe da chiedere al Governo italiano (la delega ai servizi è nelle mani del presidente del consiglio) - è la conclusione a cui arriva Rossi - se una volta informato - ci rifiutiamo di credere che il premier Conte a novembre ne sapesse meno del comandante della ISS - abbia preso misure cautelative, come sottoporre a visita medica i militari che avevano partecipato ai giochi di Wuhan il 18-27 ottobre (v.articolo), appunto il territorio da cui stava dilagando un’epidemia potenzialmente catastrofica. Se sì, con quali risultati? Se no, perché?».

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