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09 Giugno 2020 - 20:31
La Corte costituzionale ha esaminato oggi le questioni sollevate dai Tribunali di Salerno e di Bari sulla legittimità costituzionale della pena detentiva prevista in caso di diffamazione a mezzo stampa, con riferimento, in particolare, all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
La Corte, fa sapere l'Ufficio stampa in attesa del deposito dell'ordinanza previsto nelle prossime settimane, ha rilevato che la soluzione delle questioni richiede una complessa operazione di bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione della persona, diritti entrambi di importanza centrale nell'ordinamento costituzionale.
Una rimodulazione di questo bilanciamento, ormai urgente alla luce delle indicazioni della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, spetta in primo luogo al legislatore.
Poiché sono attualmente pendenti in Parlamento vari progetti di legge in materia, la Consulta, nel rispetto della leale collaborazione istituzionale, ha deciso di rinviare la trattazione delle questioni all'udienza pubblica del 22 giugno 2021, per consentire alle Camere di intervenire con una nuova disciplina della materia.
In attesa della futura decisione della Corte, restano sospesi i procedimenti penali nell'ambito dei quali sono state sollevate le questioni di legittimità discusse oggi.
La prima eccezione di incostituzionalità era stata presentata il 12 marzo del 2019 presso il Tribunale di Salerno dal Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania.
FNSI E SUGC. «La Corte Costituzionale rimette al Parlamento la soluzione dell’annosa questione della cancellazione della pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Tocca alle Camere intervenire entro un anno, contemperando l’esigenza di rafforzare la libertà di stampa e il diritto di cronaca, cancellando dall’ordinamento il carcere per i giornalisti, con il diritto alla reputazione e all’immagine» si legge in una nota congiunta di Fnsi e Sugc.
«È una decisione che affida al Parlamento la responsabilità di decidere, esattamente come è avvenuto di recente anche sulla regolamentazione del fine vita. La volontà politica, espressa dal governo e dalla maggioranza parlamentare e recentemente ribadita in incontri con i vertici della Fnsi, lascia intravedere una soluzione positiva, anche se restano da definire alcuni aspetti. - prosegue la nota - A cominciare da quello delle sanzioni pecuniarie. Somme troppo elevate, senza dare la possibilità ai giudici di valutare le condizioni economiche del giornalista e la situazione dell’impresa editoriale, avrebbero lo stesso effetto dissuasivo del carcere e finirebbero inevitabilmente per esporsi alle censure della Corte Edu».
«Per questa ragione la Fnsi porterà avanti il confronto con governo e parlamento per giungere ad una soluzione in grado di bilanciare tutti gli interessi in gioco. Di certo, la decisione della Consulta, dinanzi alla quale il sindacato dei giornalisti era rappresentato dal Sindacato dei giornalisti della Campania, segna un importante passo avanti» concludono Fnsi e Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania.
CNOG. «Quando si parla di una così intollerabile e anacronistica sanzione come il carcere ai giornalisti ci vorrebbe una cancellazione secca della norma, ma il segnale della Corte Costituzionale è molto forte. Siamo soddisfatti della perentorietà con cui i giudici delle leggi hanno investito il Parlamento. Questa deve essere l'occasione per una nuova legislazione per il giornalismo che sanzioni anche le iniziative giudiziarie temerarie contro la libertà di stampa». A dirlo in una nota Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale Ordine dei Giornalisti.
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