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05 Dicembre 2020 - 12:47
Rudy Guede, l'ivoriano condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, è fuori dal carcere: ha ottenuto l'affidamento ai servizi sociali. "Continuerà a studiare e a fare volontariato alla Caritas di Viterbo e non rientrerà in cella", alloggiando in un appartamento che gli è stato messo a disposizione in centro a Viterbo. Lo riferisce l'avvocato Fabrizio Ballarini, in una intervista a Il Messaggero.
Per Guede, detenuto a Viterbo e che usufruiva di un permesso speciale legato alla prevenzione dei contagi covid, il fine pena (16 anni di reclusione inflitti con rito abbreviato) è previsto a marzo 2022. Il Tribunale di sorveglianza, che ha concesso la libertà al trentenne, nella motivazione del provvedimento ha parlato di un percorso di reinserimento particolarmente avanzato.
"L'istanza di affidamento ai servizi sociali è stata concessa dal Tribunale di sorveglianza di Roma in considerazione del documentabile percorso didattico e umano che Rudy ha seguito durante i 13 anni di detenzione", ha affermato Claudio Mariani del Csc di Viterbo e impegnato con il Gavac (Gruppo assistenza volontari e animatori carcerari).
"Oggi non stiamo più parlando della solita storia del detenuto modello che si è laureato - ha aggiunto -. Ormai parliamo di un ragazzo che durante i mesi del lockdown è stato, e tutt' oggi è, al servizio dei più fragili della città come volontario della Caritas, diventando una risorsa della nostra comunità".
L'ivoriano, unico condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, incastrato dal dna ritrovato sugli indumenti intimi della vittima durante la detenzione nel carcere Mammagialla, si sarebbe distinto. E' riuscito a ottenere dei permessi per continuare gli studi e intraprendere tirocini didattici col Centro studi criminologici di Viterbo. In questi anni ha tra l'altro conseguito il diploma, una laurea in scienze storiche con 110 e lode, e ha terminato gli esami per Storia e società. E il Centro studi criminologi, che da oltre 10 anni segue le vicende legate a Guede e all'omicidio Kercher, anche ieri è stato al suo fianco.
Lo scorso anno il Tribunale di Sorveglianza, su istanza del suo avvocato, rigettò l'affidamento ai servizi sociali e gli concesse la semilibertà: orari stringenti diurni per uscire e lavorare e la notte di nuovo in cella. L'ivoriano non si è scoraggiato, ha continuato il percorso di reinserimento lavorando e studiando. E ieri alle 14 la nuova pronuncia: fuori dal carcere. "Siamo molto soddisfatti - ha affermato l'avvocato Ballarini - e voglio sottolineare che questo risultato è merito soprattutto della volontà e dell'intelligenza del detenuto, che non ha mai perso tempo ma lo ha messo a frutto".
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