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10 Marzo 2021 - 11:09
Sono passati 365 giorni, ma per molti di noi sembra una vita fa. E' trascorso un anno da quando l'Italia è caduta in uno dei momenti più difficili dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, scoprendo per la prima volta il termine lockdown, che svuotò le città nostrane.
Chi dimenticherà mai l'immagine-simbolo di quei mesi? Resterà per sempre in mente a tutti il triste corteo di camion dell'esercito con il carico di bare lungo le strade di una buia e ferita Bergamo.
Un misto di ansia e paura attanagliava le nostre case e le nostre famiglie, mentre scoprivamo che abbracciarci era pericoloso.
Erano passati appena dieci giorni dall'annuncio dell'allora premier Giuseppe Conte del cosiddetto decreto #iorestoacasa ed era già il tempo del silenzio e delle canzoni ai balconi.
Tutto era surreale ed inverosimile .
La natura aveva ripreso possesso del suo spazio e l'uomo si era isolato dal prossimo, avendone paura e sospetto.
"Andrà tutto bene", si leggeva sui balconi delle città e dei paesi, tutti uniti contro il nemico: il Covid.
Siamo diventati tutti esperti di virologia, di smart working e dad: in un tempo che ci ha tolto tanto e per molti tutto.
Un anniversario che forse non vorremmo ricordare, questo dove il virus è ancora tra di noi.
Niente da festeggiare, quindi, ma le date possono essere modo per darci forza e non arrenderci
Oggi, infatti, l'Italia si ritrova ad affrontare nuove, e decisive sfide. Il rischio di finire di nuovo in lockdown è più concreto che mai, complice l'estrema velocità di diffusione delle varianti. Così, gli italiani si preparano ad un'altra festività in solitudine, la Pasqua, dopo un Natale e Capodanno, passato sotto le restrizioni.
Una riunione del Comitato tecnico scientifico è in programma in queste ore, infatti, per valutare eventuali nuove misure restrittive alla luce della diffusione dei contagi. La riunione, secondo quanto si apprende, sarebbe stata voluta dal Governo alla luce proprio del verbale degli esperti di venerdì nel quale gli scienziati hanno espresso "grande preoccupazione" per la diffusione delle varianti e ribadito la necessità di innalzare le misure a livello nazionale e locale.
Tra le ipotesi allo studio, chiusure generalizzate nei fine settimana, zone rosse più rigide e il criterio di 250 casi ogni 100mila abitanti per entrare automaticamente in zona rossa.
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