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16 Marzo 2021 - 19:21
COVID E GENITORI IN CRISI
L'emergenza Covid 'travolge' anche i baby-sitter. Secondo una survey di 'Le Cicogne', società dell'agenzia per il lavoro Orienta, infatti, il 44% delle famiglie (con figli sotto i 18 anni) ha dichiarato che a seguito del diffondersi della pandemia non ha proseguito con un servizio di baby-sitter sostanzialmente per due ragioni: non lavorando o lavorando da casa non hanno più avuto la necessità di un o una baby-sitter; per motivi di sicurezza e tutela della salute dei propri familiari. Ciò nonostante, per circa un terzo del 44% l’esigenza di un servizio di baby-sitter o di un aiuto in tal senso è comunque rimasto. Tant’è che la stragrande maggioranza, per sopperire a tale necessità, si è rivolta ad amici o parenti. Sempre secondo la ricerca, l'ampio ricorso allo smart working e la chiusura prolungata delle scuole, oltre ai timori dei contagi, ha avuto un indubbio impatto sull’attività di baby-sitting per il 64% del settore. Nello specifico, per l'11% degli intervistati c’è stata una riduzione del 100% delle ore lavorate e di utilizzo di un o una baby-sitter rispetto alla fase pre-pandemia e complessivamente l’orario di lavoro è diminuito per il 36%. Per un altro 35%, invece, c’è stata una rimodulazione in senso più flessibile degli orari di utilizzo del servizio di baby-sitter in base alle necessità lavorative distribuite tra mattina, pomeriggio e sera. Solo il 36% ha dichiarato che non ci sono stati cambiamenti rispetto al periodo pre-pandemia.
LO SMART WORKING O IL NO WORKING STANNO CAMBIANDO IL MERCATO
Un 'mondo', quindi, in continua evoluzione, come spiegano ad Adnkronos/Labitalia da 'Le Cicogne'. "Lo smart working, la chiusura delle scuole e tutti i cambiamenti avvenuti e in corso stanno cambiando questo mercato, ci stiamo attrezzando per permettere colloqui online, baby-sitting online e molto altro, ma questo è un lavoro che verrà sempre fatto fisicamente e non potrà mai essere altrimenti. Stiamo quindi notando un andamento del mercato che si sta riprendendo e ci stiamo preparando per settembre 2021, che sarà sicuramente un nuovo inizio", spiegano dalla società.
MOLTI REGOLARIZZANO IL RAPPORTO DI LAVORO
Nell'attesa, comunque, "il portale lecicogne.net vuole aiutare genitori in cerca di una baby-sitter e, allo stesso tempo, genitori che hanno già trovato una baby-sitter di fiducia nella gestione del rapporto di lavoro domestico. I vantaggi sono molti e in pochi li conoscono. Mettere in regola il rapporto di lavoro non è semplice e avere un servizio che lo fa al posto tuo ti permette di risparmiare tempo e denaro. Oltre le comunicazioni obbligatorie, ci occupiamo dell’emissione periodica dei documenti (buste paga, Cu, avvisi pagoPa) e gestiamo automaticamente i pagamenti dal genitore alla baby-sitter al centesimo", spiegano ancora dalla società.
E dai dati di 'Le Cicogne' tanti particolari anche sul periodo di lockdown. "Durante il periodo di lockdown, il cambiamento sulla tipologia di persone era legato al fatto che i parenti (zii, cugini, nonni) hanno offerto tale servizio contrattualizzandolo formalmente per potersi spostare dal domicilio con le necessarie autorizzazioni. Questo è stato il cambiamento più evidente", continuano dalla società. Ma c'è anche la nota positiva del calo del lavoro nero. "E' aumentata in percentuale la quantità di persone che hanno voluto e dovuto regolarizzare il rapporto di lavoro, sia per giustificare gli spostamenti durante il lockdown, sia per ottenere maggiori benefici economici come il bonus baby-sitter", spiegano da Le Cicogne.
NUOVE GARANZIE
Ma i baby-sitter chiedono anche garanzie dal punto di vista sanitario. "Sicuramente tutti i lavori che implicano un grande contatto e vicinanza con le persone avrebbero necessità di un canale preferenziale" per la vaccinazione anti Covid19, lanciano l'appello da Cicogne. "Ci sono tanti mestieri in cui questo contatto è predominante e sicuramente le baby-sitter sono tra questi, insieme ad insegnanti, estetisti e molti altri", aggiungono. E per Monica Archibugi, founder Le Cicogne, "è indubbio che la pandemia ha avuto un impatto dirompente nell’ambito del lavoro da baby-sitter". "La combinazione di due fattori decisivi come l’ampio ricorso allo smart working e la chiusura delle scuole hanno determinato profondi cambiamenti", aggiunge.
"Da sottolineare, poi, un altro aspetto decisivo, ossia i timori dei contagi e quindi la diffidenza -spiega ancora Archibugi - delle famiglie di accogliere in casa personale sconosciuto. Tutto questo ha portato, per certi versi, alla riduzione della domanda di servizi di baby-sitter, soprattutto a seguito dello smart working o dei periodi di non lavoro e per la contestuale disponibilità di parenti e amici (per varie ragioni) a coprire le esigenze familiari in questo senso. Dall’altro, tuttavia, la periodica chiusura delle scuole ha sostenuto parzialmente la domanda di servizi di baby-sitting prevalentemente per particolari fasce della popolazione, soprattutto quelle appartenenti alle categorie più agiate", conclude.
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