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17 Marzo 2021 - 16:13
LA VICENDA
Muore dopo 80 ore di straordinario. Oggi, dopo tre anni dalla sua morte, arriva la sentenza di condanna per la multinazionale Sony: «È deceduto per il troppo lavoro».
E' accaduto negli Emirati Arabi dove nel 2018 un dipendente dell'area marketing della Sony è morto a causa di un infarto. La Sony, accusata come tante altre aziende giapponesi di sfruttare troppo i suoi lavoratori, dovrà ora pagare e risarcire la famiglia.
LA CONDANNA
L'Ufficio di verifica delle condizioni di lavoro del Giappone si è espresso su questo caso e ha condannato la multinazionale a risarcire la famiglia della vittima. E' stato stabilito infatti che la causa del decesso è stato il "superlavoro".
L'uomo aveva soltanto 40 anni ed era stato assunto a tempo indeterminato nel 2007 a Dubai. Nei tre mesi precedenti la sua morte aveva lavorato molto più del previsto. La famiglia ha così presentato una richiesta di risarcimento per infortunio sul lavoro. Oggi quella battaglia è stata vinta con successo e alla famiglia del lavoratore è stato riconosciuto il risarcimento.
LA REPLICA
«Preghiamo dal profondo del cuore - ha replicato in un comunicato la Sony - che il nostro collega possa riposare in pace. Prendiamo atto con sincerità del riconoscimento da parte dell'Ufficio di controllo delle condizioni di lavoro e ci impegniamo con la massima serietà nel prevenire gli infortuni sul lavoro e nel controllare le condizioni di salute dei nostri dipendenti».
NON E' LA PRIMA VOLTA
In Giappone la morte per superlavoro, il "karoshi", è diffusa e rappresenta un problema sociale. Sono tante le cause fisiche e i problemi di lavoro legati ad uno scorretto stile di vita.
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