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17 Aprile 2021 - 11:26
Nella lotta alla pandemia l’immunosoppressore tocilizumab utilizzato da anni per il trattamento dell’artrite reumatoide è uno medicinali che fin dall’inizio ha suggerito miglioramenti clinici nei pazienti Covid.
Il medicinale ha ridotto significativamente la mortalità nei pazienti ricoverati con malattia grave, accorciando i tempi di recupero e limitando la necessità di ventilazione meccanica.
IL PARERE FAVOREVOLE
Dati di efficacia considerati adeguati dalla Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) che, ai sensi della Legge 648/1996, ha espresso parere favorevole all’inserimento di tocilizumab tra i farmaci che potranno essere erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per il trattamento di Covid-19.
“L’autorizzazione di AIFA alla rimborsabilità per il trattamento dei sintomi della polmonite da Covid-19 – ha commentato l’oncologo Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori dell’IRCCS Fondazione “Pascale” di Napoli, che per primo ha avuto l’intuizione di utilizzare il farmaco anti-artrite contro Covid-19 – significa che la Commissione Tecnico Scientifica ha ritenuto idonei i dati disponibili sull’esito del trattamento con il farmaco per l’artrite reumatoide sui pazienti gravi affetti da coronavirus e si è detta favorevole a inserirlo nell’elenco dei farmaci rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, regolato dalla legge n. 648, affinché i pazienti trattati non debbano affrontarne il costo”.
ENORME SODDISFAZIONE
“Questa –ha spiegato Ascierto – è per noi un’enorme soddisfazione e ci rende fieri di aver perseverato, continuando a sostenere il nostro parere derivante dall’osservazione scientifica: per il paziente giusto al momento giusto”.
Il tocilizumab agisce bloccando il recettore dell’interleuchina 6 (IL-6R), una proteina che svolge un ruolo importante nella risposta immunitaria, legando la citochina (interleuchina-6) e trasducendo il segnale che rappresenta un componente attivatorio della risposta infiammatoria. Si è pensato quindi che il farmaco potesse aiutare a ridurre l’eccessiva risposta immunitaria (tempesta di citochine) indotta dall’infezione, evitando alcune delle complicanze più gravi della malattia.
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