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27 Aprile 2021 - 07:00
NAPOLI. È un inizio di apparente normalità che però sta mettendo in subbuglio bar e pasticcerie. Proprio sulle regole fissate per la zona gialla della ripartenza, sta scoppiando quella che è già stata ribattezzata “la guerra del caffè al banco”.
Una risorsa economica strategica soprattutto per chi non ha spazi all’aperto: nei conti della categoria, sarebbe in queste condizioni oltre il 50 per cento dei bar. Così per molti napoletani vedersi negata la possibilità delle colazioni in piedi significherebbe essere condannati alla chiusura. A sottolinearlo è Gennaro De Rosa, della dolceria omonima che non si rassegna e incalza: «Se si può stare per un periodo abbastanza lungo su un mezzo di trasporto pubblico o in un grande esercizio commerciale con diverse decine di persone si deve spiegare perché non si può prendere un caffè al bancone di un bar in pochi minuti, mantenendo il distanziamento interpersonale e rispettando la capienza».
Ha invece approfittato delle restrizioni per il restyling del locale ma pronto a ripartire Antonio Siciliano, del Bar Napoli in via Caracciolo: «Dopo aver fatto rumore nelle piazze per levare la nostra protesta, il Governo ha deciso di limitare l’apertura alle 22 e addirittura di negare l’accesso al banco per prende re un caffè o una bevanda. Come rispondono le categorie? Purtroppo assistiamo ad una guerra fratricida tra operatori che sono allo stremo delle forze». Riapre invece domani con tavoli all’esterno il Gambrinus.
«È una decisione presa per avere la produzione completa di dolci e semifreddi. Abbiamo l’impressione che si tratti di un contentino per chi ha la possibilità di installare tavoli all’aperto, ma nei fatti un provvedimento che sa di ritorno alla zona arancione o rossa», chiosa Antonio Sergio, comproprietario dello storico locale.
La chiusura di molti uffici ed il ricorso al lavoro da casa ha limitato le presenze ai bar del Centro Direzionale. Ad affermarlo è Massimiliano Lubrano di Pausa pranzo e caffè: «Le aspettative sono state disattese, ci aspettavamo più persone ai tavoli, soprattutto in pausa pranzo abbiamo registrato non più del 20/25 per cento della normale clientela. Purtroppo non è cambiato molto da quando eravamo in zona arancione. La nostra speranza è riposta nel normale funzionamento degli uffici regionali ed enti pubblici».
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