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L'ira dei ristoratori a Napoli: «Senza posti all’aperto, siamo stremati»

L'ira dei ristoratori a Napoli: «Senza posti all’aperto, siamo stremati»

NAPOLI. Una differenza non più digeribile, né dal punto di vista logico né, soprattutto, da quello economico. I ristoratori delle attività prive di spazi all’aperto chiedono di tornare a lavorare al pari di chi occupa il suolo pubblico e cominciare a invertire una crisi non più gestibile. L’occasione per reputare sbagliato il contenuto dell’ultimo decreto Draghi entrato in vigore il 26 aprile e che ha dato il via libera a ristoranti, pizzerie, bar con tavolini fuori nelle zone gialle come è attualmente la Campania, è il sit-in in piazza Sette Settembre degli associati al consorzio Toledo-Spaccanapoli.

Tavoli imbanditi e piatti vuoti, simbolo di un settore con sempre meno prospettive di tornare ai fasti pre Covid se le restrizioni si prolungheranno ancora, compaiono sulla rotonda prospiciente alla piazza. «Le famiglie sono allo stremo. Seppur a capienza ridotta, anche i locali al chiuso devono immediatamente riaprire» è l’appello del presidente del consorzio Rosario Ferrara. «Vengono aperti teatri e palestre e non capiamo perché non viene mai tutelato o semplicemente preso in considerazione il comparto della ristorazione - aggiunge -. Le piccole trattorie stanno portando avanti la cultura della città e devono continuare a farlo». Stride con la logica gli assembramenti fuori i baretti e i tavolini di alcune aree del centro storico, dai Quartieri Spagnoli a piazza Bellini passando per San Giovanni Maggiore Pignatelli e le saracinesche abbassate di bar, pizzerie, ristoranti che potrebbero garantire più facilmente, almeno in teoria, numeri contingentati e distanze. Su questo Ferrara spiega che «abbiamo più volte segnalato alla Questura gli assembramenti. Oramai i ragazzi iniziano alle 17 a fare l’aperitivo sapendo del coprifuoco. Vediamo centinaia di persone ammassate mentre gli altri locali restano chiusi».

Per il presidente del consorzio ToledoSpaccanapoli, che conte 60 associati ufficiali ma che rappresenta centinaia di attività del centro storico, «sarebbe opportuno far cominciare il coprifuoco a Mezzanotte così la gente avrebbe modo di mangiare con calma e tornare a casa». Vincenzo De Pompeis, socio della trattoria Nannì di via Toledo, è chiaro: «A non conviene fare asporto, la qualità del prodotto è diversa. Da marzo 2020 ad oggi siamo stati aperti solo per tre mesi, nonostante le tante spese per rispettare i protocolli di sicurezza». Giuseppina Aiese, titolare della Taverna del Buongustaio di Spaccanapoli, è stanca di questo continuo tira e molla su aperture e chiusure. «Siamo stati lesi nella nostra dignità e anche i lavoratori hanno potuto contare soltanto di pochi ristori e una cassa integrazione non sempre arrivata. Ci hanno tolto tutto. Oggi vogliamo solo riaprire, una volta e per tutte». Le grinfie della criminalità potrebbero incunearsi nelle difficoltà dei commercianti acquistando attività in difficoltà finanziaria. «Siamo attenti anche su questo aspetto – ricorda Ferrara –. C’è da dire però che le banche stanno chiudendo i rubinetti. Sono emersi racconti di dramma psicologico che sono segnali preoccupanti. Non c’è più tempo».

A incontrare i commercianti al presidio, a metà mattinata, la candidata di DemA alle prossime elezioni comunali Alessandra Clemente insieme alla giunta della Seconda Municipalità. In settimana, i rappresentanti del comparto si confronteranno con l’amministrazione comunale per discutere dell’organizzazione futura di tutto a ciò che ruota attorno alle attività di ristorazione. Ammesso che aprano.

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