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Pensioni, aumenti fino a 1000 euro. La svolta di Draghi

Pensioni, aumenti fino a 1000 euro. La svolta di Draghi

Un tema sempre caldo quello delle pensioni. In Parlamento si era già valutato, prima del coronavirus, un aumento delle cifre che senza dubbio saranno riviste per la riforma nel prossimo autunno, quando mancherà sempre meno al termine del 2021 e quindi alla conclusione di Quota 100. La notizia circola da un po' di giorni e potrebbe far contente molte persone: le pensioni potrebbero aumentare dal 1° gennaio 2022.

La svolta a gennaio 2022

Un'importante svolta che dovrebbe coinvolgere tutti gli assegni previdenziali, anche quelli che vengono già erogati dall'Inps. Per il momento preferiamo utilizzare il condizionale, perché è necessario essere molto prudenti.

Se da un lato è proprio la legge a prevedere un aumento delle pensioni dal prossimo anno, dall'altro lato è necessario tenere in considerazione tutta una serie di variabili, che potrebbero far saltare tutto.

In definitiva a decidere se le pensioni verranno realmente aumentate è il Governo guidato da Mario Draghi, che sarà sicuramente condizionato dalle conseguenze che la pandemia lascerà sui conti dello Stato, che inutile dirlo, sono stremati dai vari bonus, reddito di cittadinanza e dalle imprese che non riescono a pagare i contributi.

 

Arriva l'aumento delle pensioni

Le pensioni dal 1° gennaio 2022 potrebbero aumentare, ma perché? La risposta è molto semplice: in linea teorica dovrebbe arrivare la rivalutazione degli assegni: in altre parole stiamo parlando del meccanismo attraverso il quale, ogni anno, l'importo erogato mensilmente per la pensione viene rivalutato in base all'inflazione. L'assegno viene adeguato al costo della vita.

Come riporta il sito Trendonline.it, dal prossimo anno, in estrema sintesi, dovrebbe essere aggiornato il sistema di perequazione delle pensioni: la legge ha previsto che proprio dal 1° gennaio 2022 entri in vigore un sistema che dovrebbe essere più favorevole soprattutto per quegli assegni che hanno un importo medio/alto.

Per il momento parliamo sempre in linea teorica, ma ci dovrebbero essere delle importanti differenze rispetto a quanto avveniva negli anni passati, quando si era deciso di introdurre un sistema di rivalutazione degli assegni che non premiava affatto - anzi creava un vero e proprio svantaggio - a quanti avesseto un assegno superiore ai 2.000 euro lordi.

 

Perché arriva questo aumento!

Le pensioni sono sempre state al centro del dibattito politico e negli anni hanno visto contrapporsi Governo e sindacati. Quest'ultimi si sono sempre lamentati della decisione presa dai vari legislatori, che hanno provveduto a tagliare le percentuali di rivalutazione, nel momento in cui si parlava di assegni previdenziali oltre un certo importo. Entrando un po' nello specifico, il legislatore ha deciso che quando si parla della rivalutazione di una pensione oltre una certa soglia (nel senso che l'assegno mensile raggiunge e supera una determinata cifra) la rivalutazione non sia al 100%, ma sia parziale.

Questo ce cosa comporta? Ogni anno l'Istat provvede ad indicare il tasso di rivalutazione, che viene determinato in base alle oscillazioni dell'indice dei prezzi.

Questa percentuale verrà applicata al 100% (ossia piena) agli assegni previdenziali che siano al di sotto di una certa soglia. A quelli che sono più alti, invece, verrà applicata solo in parte.

Il meccanismo di rivalutazione che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2021, prevede che il tasso sia applicato tenendo conto di queste percentuali:

100%: nel caso in cui l'assegno sia inferiore alle quattro volte il trattamento minimo;

77%: nel caso in cui l'assegno sia compreso tra le quattro e le cinque volte il minimo;

52%: nel caso in cui l'assegno sia compreso tra le cinque e le sei volte il minimo;

47%: nel caso in cui l'assegno sia compreso tra le sei e le otto volte il minimo;

45%: nel caso in cui l'assegno sia compreso tra le otto e le nove volte il minimo;

40%: nel caso in cui l'assegno sia sopra le nove volte il minimo.

Adesso è necessario dare qualche ulteriore parametro di analisi. Con trattamento minimo si intende un assegno previdenziale dell'importo di 515,58 euro. In altre parole la rivalutazione piena viene applicata unicamente a quanti percepiscano un rateo mensile della pensione pari a 2.062,32 euro lordi. Man mano che si sale con gli importi, la rivalutaizone avviene in misura parziale, tenendo conto delle percentuali appena indicate.

 

Fine Quota 100: come si raggiungerà la pensione?

Quota 100 “scade” al termine del 2021. Urge dunque una riforma del sistema previdenziale. L’obiettivo primario è proprio trovare un’alternativa valida alla misura voluta da Salvini e dalla Lega.

Una legge che permetta di evitare un ritorno alla “Fornero” e quindi alla pensione di vecchiaia a 67 anni. 

 

Pensione minima: cos'è a quanto ammonta

La pensione minima, disciplinata dalla legge n. 638/1983, è un'integrazione al trattamento minimo da riconoscere a chi riceve un assegno mensile troppo basso.

Per il 2021 la pensione minima erogata dall'INPS è stata fissata a 515,58 euro, con un ritocco praticamente inesistente rispetto ai 515,07 euro erogati nel 2020. Alla luce di queste cifre così esigue, si è discusso, più volte, della possibilità di rivedere al rialzo l'entità di questa misura che restando in questi numeri, difficilmente garantisce una vita dignitosa a chi la riceve.

 

La promessa di Berlusconi nel 2017

Nel 2017 l’ex premier Silvio Berlusconi promise in campagna elettorale un innalzamento delle pensioni minime: 1.000 euro per tutti.

Un impegno mai rispettato visto che Forza Italia non è mai entrata a far parte della maggioranza né del primo, né del secondo Governo Conte. 

 

2020, le ipotesi di un aumento a 650 o a 780 euro

Nel 2020 sono state avanzate due ipotesi per aumentare la pensione minima rispetto ai 515,58 euro attuali. 

La proposta di alcuni era di far salire l'assegno della pensione minima fino a 650 euro, raggiungendo così lo stesso livello delle pensioni di invalidità al 100% che dallo scorso anno hanno beneficiato di un aumento sulla scia di una sentenza della Corte di Cassazione.

 

Un’alternativa proposta e mai valutata sarebbe stata quella di far lievitare ulteriormente l'importo della pensione minima fino a 780 euro.

Una cifra quest'ultima che deriva dall'applicazione della misura massima prevista dalla pensione di cittadinanza.

Questa ipotesi era stata studiata già dal Governo Conte prima dello scoppio della crisi del coronavirus che ha costretto poi a far scivolare verso il basso questo dossier, complice l'urgenza di fronteggiare la devastante pandemia.

Di fatto, ad oggi, non c'è stata alcuna revisione delle pensioni minime, neanche un aumento temporaneo delle stesse, come si era ipotizzato in un primo momento, quando si era parlato di un possibile aumento a 780 euro per 4 mesi.

 

Pensione minima a 1.000 euro. Ecco l'ultima proposta

Gigi Pastorelli, responsabile per la Sicilia Orientale dei pensionati di Fratelli d'Italia. In occasione della manifestazione tenutasi poco prima di fine aprile ad Enna, ha dichiarato:

“…I pensionati debbono essere visti come una risorsa del paese e non come una zavorra e bisogna dare loro una dignità anche dal punto di vista economico, ecco pertanto la nostra proposta di elevare le pensioni minime a 1000 euro”.

Sarà interessante capire se questa proposta dei pensionati di Fratelli d'Italia troverà spazio nelle pieghe della riforma previdenziale, che si profila ancora complicata, visto che bisogna, come al solito, fare i conti con le risorse a disposizione, sempre piuttosto limitate.

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